ROMA. «È drammatico» vedere «l'approccio dei giovani alla criminalità organizzata e quindi ai gruppi camorristici». Così il procuratore della Repubblica di Napoli, Giovanni Colangelo (nella foto), ascoltato ieri in Commissione Antimafia. Il magistrato ha citato il caso di una intera famiglia in carcere al 41 bis, per segnalare uno dei modi in cui si crea una dinastia criminale. E ha citato poi il caso di un giovane che ha aderito liberamente alla criminalità. «Si dimostra il diverso modo in cui si finisce nel mondo criminale: o per parentela o perché appare la via più facile per fare soldi e carriera», ha osservato il procuratore, secondo il quale si assiste «ad abbassamento limite di età dei criminali. Spesso ciò che attira i giovani è la cosiddetta piazza di spaccio», ha aggiunto. 
Le norme che danno solo tre mesi di tempo al pm per la la decisione dopo la chiusura delle indagini preliminari «è un dato oggettivo, potrebbe porre una serie di difficoltà elevatissime: è noto a tutti che vi è un forte arretrato negli uffici giudiziari, che ha reso utopista la definizione di un procedimento nei termini indicati dal Codice e questo non solo per quel che riguarda la fase delle indagini ma anche e soprattutto la fase del giudizio», ha detto il procuratore, rispondendo ad una domanda della presidente Rosy Bindi. «Il peggiore problema che affligge la giurisdizione - secondo Colangelo - è quello dei tempi: tutti avrebbero diritto ad avere una sentenza in tempi ragionevoli, ma i giudici sono più che oberati, con ruoli stracarichi. Ci sono i sistemi per poter intervenire sui tempi della giustizia sia penale che civile. Il problema è arrivare a una sentenza in tempo utile: dare al pubblico ministero 3 mesi, significa dargli un termine la cui osservanza è in molti casi impossibile. Le regole una volta date bisogna fare sì che possano essere osservate». Sulle intercettazioni, sempre sollecitato da Bindi, Colangelo ha detto: «Sono uno strumento assolutamente indispensabile, su quelle non giurisdizionali non intervengo, non è cosa che mi riguarda».