ROMA. La Camera ha approvato in seconda lettura le riforme costituzionali, che ora tornano in Senato.
    357 i sì e 125 i no. Sette gli astenuti. Gli azzurri hanno votato no, pagando lo scotto di una lacerazione pesante. Da 18 verdiniani è stato firmato un documento indirizzato al leader Berlusconi che parla di dissenso. «Caro Presidente, desideriamo rappresentarTi il nostro profondo disagio e dissenso rispetto alla decisione di votare contro le riforme istituzionali all’esame della Camera». Nel testo si critica fortemente la gestione sia del gruppo della Camera che dell’intero partito. I deputati rivendicano il lavoro sulle riforme e annunciano il loro no solo per «affetto» verso il Cavaliere. «Siamo infatti convinti della bontà del percorso che era stato avviato con il cosiddetto “patto del Nazareno”, un percorso che ci aveva rimesso al centro della vita politica del Paese e che ci aveva consentito di partecipare ad un processo di riscrittura della Costituzione che per la logica fisiologia della politica non poteva che avere natura `compromissoria´. Siamo quindi convinti della bontà del lavoro fatto prima di noi dai colleghi del gruppo parlamentare del Senato, cui va la nostra solidarietà nel momento in cui ne viene messo così pesantemente in discussione l’operato, così come dal lavoro che è stato fatto in Commissione Affari Costituzionali Camera e - prima della rottura con il Partito Democratico - in Aula alla Camera. Non abbiamo votato norme mostruose né partecipato ad una svolta autoritaria del Paese, ma semmai abbiamo contributo a migliorare norme che nell’altro ramo del Parlamento il nostro gruppo aveva già approvato anche su Tua indicazione».