Il sindaco di Palermo e presidente di AnciSicilia, Leoluca Orlando, lancia il guanto di sfida al ministro dell'Interno, Matteo Salvini. Con una direttiva impartita agli uffici comunali, infatti, ha disposto la sospensione dell'applicazione del decreto Sicurezza nella parte che riguarda i migranti. Il primo cittadino sceglie lo scontro con il capo del Viminale e chiede al responsabile dell'Anagrafe di "approfondire tutti i profili giuridici anagrafici" che deriveranno dall'applicazione della norma.

In attesa di questo approfondimento, però, scrive il sindaco, «impartisco la disposizione di sospendere, per gli stranieri eventualmente coinvolti dalla controversa applicazione della legge, qualunque procedura che possa intaccare i diritti fondamentali della persona con particolare, ma non esclusivo, riferimento alle procedure di iscrizione della residenza anagrafica». Il sindaco di Palermo fa propri alcuni dei dubbi espressi nelle ultime settimane circa la costituzionalità del provvedimento, in particolare lì dove la mancata iscrizione anagrafica dei cittadini con permesso di soggiorno determinerebbe l'impossibilità di accesso a servizi fondamentali e garantiti quali ad esempio «la libertà di movimento, il diritto alla salute e alle cure tramite il Servizio sanitario e l'inviolabilità del domicilio».

Salvini risponde così su Facebook all'iniziativa del primo cittadino: «Con tutti i problemi che ci sono a Palermo - scrive in un post -, il sindaco sinistro pensa a fare 'disobbedienza' sugli immigrati...». E poco dopo rincara: «Sarò presto a Palermo per consegnare ai cittadini una villa vista mare confiscata a un mafioso. Spero che nel frattempo il sindaco trovi il tempo di occuparsi dei tanti problemi della sua città, invece di disobbedire alle leggi sull’immigrazione approvate dal Parlamento». Il titolare del Viminale torna sulla questione anche nel corso di una diretta Facebook: «Incoerenza classica degli amici di sinistra: hanno applaudito il discorso di Sergio Mattarella per la fine dell'anno, che a me è peraltro molto piaciuto, e contestano un decreto firmato e promulgato dallo stesso Presidente della Repubblica».

Orlando oggi ha convocato una conferenza stampa per illustrare la direttiva. «Samo davanti a una palese violazione dei diritti umani e a un provvedimento disumano e criminogeno, che - spiega - eliminando la protezione umanitaria trasforma i legali in illegali». Il sindaco mette in chiaro che non si tratta di un «atto di disobbedienza civile né di obiezione di coscienza ma la semplice applicazione dei diritti costituzionali che sono garantiti a tutti coloro che vivono nel nostro Paese». «Su alcuni temi, e tra questi il rispetto dei diritti umani, io ho una visione e una cultura diversa da quella del ministro dell'Interno - sottolinea - ma qui siamo di fronte a un problema non solo ideologico ma giuridico. Non si possono togliere diritti a cittadini che sono in regola con la legge, solo per spacciare per 'sicurezza' un intervento che puzza molto di 'razziale'».

LE REAZIONI. Da sempre in prima linea sul fronte dei migranti e dell'accoglienza, il sindaco di Pozzallo, Roberto Ammatuna, commenta così all'Adnkronos la posizione del primo cittadino di Palermo: 1Ho grande stima per Leoluca Orlando che è un ottimo sindaco oltre che un amico, ma credo che questo atteggiamento non aiuti a rasserenare gli animi. Lo scontro tra le istituzioni non serve. Viviamo un brutto clima, è necessario dialogare e abbassare i toni».

«D'accordo» con Leoluca Orlando, riguardo alla direttiva impartita agli uffici comunali per la sospensiva dell’applicazione del 'decreto sicurezza' nella parte sui migranti, è il sindaco sospeso di Riace, Domenico Lucano, secondo il quale «bisogna disobbedire perché è un decreto contro i diritti umani e la dignità degli esseri umani - dice all'Adnkronos - Non è una novità: io l'ho già fatto e mi trovo in queste condizioni» conclude riferendosi all'inchiesta che lo coinvolge.

Netta la posizione anche del sindaco di Napoli, Luigi de Magistris. «Dall'inizio abbiamo sempre detto che non si tratta di una questione nominativa di sospendere una legge che, in quanto tale non si può sospendere. Noi a Napoli abbiamo sempre dato una direttiva: le leggi si applicano solo in maniera conforme alla Costituzione. Più che un atto di disobbedienza civile è un atto di obbedienza costituzionale» afferma all'Adnkronos, ricordando la posizione presa dalla sua amministrazione sulla parte del decreto sicurezza relativa ai migranti. «Una legge in contrasto alla Costituzione a Napoli non sarà applicata, la nostra amministrazione si è sempre orientata in questo modo. Non abbiamo bisogno di nessun atto - sottolinea de Magistris - Io sono orgoglioso di un'amministrazione dove non c'è bisogno di una direttiva autoritaria politica, ma dove la direzione è condivisa. La parte della legge sicurezza in contrasto con la Costituzione, con i diritti come l'uguaglianza, l'asilo, il fatto di avere tutti gli stessi diritti e doveri, non verrà assolutamente applicata».

A parlare all'Adnkronos è anche il sindaco di Parma, Federico Pizzarotti. «Dal punto di vista prettamente politico - afferma - non posso che condividere la volontà di affrontare un problema che il decreto sicurezza crea ossia non poter dare determinati certificati e riconoscimenti anagrafici a persone richiedenti asilo e straniere. Il modo in cui il problema si affronta è da capire». «Dalle dichiarazioni di Orlando non è chiaro come l'Anagrafe applicherà o non applicherà il decreto: io dubito che con una semplice richiesta del sindaco l'Anagrafe non applichi un provvedimento di legge», osserva Pizzarotti spiegando che in merito sono necessari approfondimenti tecnici. «Sicuramente il problema va affrontato perché il decreto provoca problemi alle città - continua il sindaco di Parma - Va capito il modo più corretto per affrontarlo». Secondo Pizzarotti i sindaci insieme dovranno discuterne. «Come Anci bisogna fare una riflessione - conclude - I problemi esposti sono di tutti, dei sindaci di centrosinistra, di centrodestra, dei 5 Stelle" poi magari "ci sono sindaci della Lega che non vogliono parlare del problema, ma la ricaduta nei Comuni ce l'hanno tutti i sindaci».

«Mi sento vicino al sindaco Orlando, al suo impegno contro l'odio e capisco la sua fatica per porre rimedio a norme confuse scritte solo per l'ossessione di fare propaganda e che spesso producono caos, più diffidenza e insicurezza per tutti - scrive in una nota il presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti - Tutto sulle spalle dei territori e degli amministratori locali. Dall'odio non sono mai nati la sicurezza e il benessere per le persone, ma solo macerie per i furbi e i più forti».