di Roberta D’Agostino

VICO EQUENSE. Michele Placido riceve al Social World Film Festival il premio alla carriera ed incanta i giovani presenti alla sua masterclass. In uno scambio di energie il regista ed attore resta colpito dalla preparazione e dall'entusiasmo dei giovani presenti in sala. «Le domande che mi hanno rivolto sono state interessanti perché incentrate sulle figure delle donne nelle opere di Caravaggio un aspetto fondamentale per la sua pittura. Stiamo ancora lavorando alla scrittura del film, che la Rai ha deciso di produrre. Certamente non faremo vedere l artista intento a riprodurre le sue opere, sarebbe troppo banale. Quello che voglio cercare di trasmettere al pubblico è la modernità di questo artista che utilizzava un linguaggio che parlava di noi: il peccato, la prepotenza, la politica tutti aspetti che compongono il nostro quotidiano. Come in tutti i corsi è ricorsi storici chi si ribella prima o poi viene fatto fuori».
Chi sarà il suo Caravaggio?
«Il personaggio è complesso e di conseguenza la scelta deve essere ed è molto ponderata. Posso dire che ho già in mente una rosa di attori possibili e di sicuro sarà un italiano». 
Chi sono stati i suoi punti di riferimento nella sua carriera?
«Premetto che mi trovo molto più a mio agio nel mondo teatrale che in quello cinematografico. Ho incontrato grandi maestri ma sicuramente De Sica posso considerarlo il mio più grande maestro perché i suoi film mi hanno formato e Monicelli che è stato per me un secondo padre e mi ha trasmesso la gioia di stare sul set».
Cosa pensa del cinema italiano attuale? 
«Penso che sia un momento buono per il nostro cinema perché ci sono grandi attori che possono competere a livello internazionale senza problemi. Quando abbiamo girato "romanzo criminale" il cast era composto da attori che poco dopo hanno partecipato a produzioni internazionali. In questa annata la commedia italiana, in alcuni casi, l 'ho trovato ripetitiva ma nel complesso credo sia un buon momento».
Cosa pensa del proliferare delle serie televisive incentrate su commissari soprattutto considerando la sua indimenticata interpretazione ne “La piovra”? 
«Credo che ogni momento storico ha il suo commissario ed è una cosa buona. Forse quello che oggi, in alcuni casi manca, è l' ottima scrittura che rendeva forte i personaggi come il mio. Certo se poi pensiamo a personaggi come Montalbano e a Camilleri allora ritroviamo standard di sceneggiatura molto alti». 
Cosa consiglia ai giovani che vogliono intraprendere una carriera nel mondo del cinema?
«Mi sento di dare gli stessi consigli che hanno dato a me: bisogna avere pazienza perché il nostro è un lavoro precario dove sapere aspettare è fondamentale. Certo è pur vero che il talento è qualcosa d innato ma sapere attendere è importante». 
Si parla sempre del rapporto tra cinema e libertà creativa dei registi, lei cosa ne pensa?
«Io sono per il fare cose in cui credo e non cose in cui ci sono una qualità e una tecnica perfetta ma che faccio solo per logiche commerciali». 
Che rapporto ha con Napoli?
«Intanto avete avuto un allenatore come Sarri che ha espresso il miglior calcio in Europa e a me piace parlare di calcio. Nel mio spettacolo "Serata d autore" racconto sempre che quando ero piccolo  e mio padre ci portava a fare spese a Napoli che era il centro culturale d’Italia. Non credo che oggi sia ancor così ma Napoli è speciale. Non a caso è la città più caravaggesca possibile nel senso che ha ancora qualcosa da dire. I napoletani reagiscono e sono più veri rispetto ad altri italiani. Non voglio parlare di politica ma oggi ci chiedono di mettere ordine nel nostro vivere quotidiano ma bisogna prima di tutto capire le profonde differenze tra Nord e Sud proprio nella storia. I napoletani, i pugliesi, i siciliani sono sempre stati accoglienti ed è difficile snaturare se stessi. Napoli ha una sua generosità che non può e non deve cambiare».