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L’arte e la cultura per una nuova vita

Opinionista: 

La mia partecipazione agli incontri che si tengono al Museo Madre, su "Partorire con l'Arte ovvero l'Arte di Partorire", e che mi vedrà relatore lunedì, alle ore 18, mi ha dato impulso a ritornare su un argomento a me particolarmente caro, anche per la casuale complementarità che le sue sfaccettature attengono agli scopi di questa lodevole iniziativa, "partorita" dalla vulcanica verve ideale della prof.ssa Miriam Mirolla e del collega Antonino Martino: lo sfaldamento affettivo e culturale della famiglia oggi, vista come incubatrice essenziale e vitale delle generazioni future, come supporto unico ed inalienabile per la loro crescita armoniosa, affettiva e relazionale. Lunedì, io mi relazionerò col pubblico su una "sindrome", che, se tralasciata o non curata, non esiterei a definire "la madre di tutte le angosciose e drammatiche disfatte educative" di questa società tanto moderna ed avanzata, quanto spersonalizzante e solitudinaria: la depressione post partum. Nei miei trascorsi commenti, ho spesso trattato della inadeguatezza culturale delle giovani generazioni, nate da una totale inattitudine a formare un nucleo familiare solido, per mancanza di quella materia prima che consiste nel comprendere e condividere la reale responsabilità, grave ed estremamente difficile, per certi versi, nel formare una entità sociale, pietra angolare di una società che non voglia ritrarsi di fronte alle sfide di un futuro epopeico, così rivoluzionario per l'estrema celerità con cui fagocita le proprie intuizioni scientifiche, e sacrifica il libero arbitrio soggettivo, in nome di un fumoso e falso pluralismo globale, che infine esalta ancor più del passato posizioni economiche e geopolitiche egemonizzanti. In sessuologia, una delle espressioni più note e abusate, spesso a sproposito, è quella "ansia da prestazione" che colpirebbe in particolare il sesso maschile, esasperando il senso di frustrazione del maschio dominante, di fronte al terrore di... non essere all'altezza. Questa società di famiglie impegnate, fra tablet e smartphone, a riempire la quotidianità dei propri figli, con una serie di attività e d'impegni al limite della schizofrenia parentale, quasi come un'agenda di un aspirante manager, non è all'altezza, è in preda al delirio d'ansia di prestazione, alla fame del tempo, del minutaggio materiale da ricercare in senso maniacale al di là delle 24 ore canoniche! È un circolo vizioso, che spesso appare infrangibile, perchè nasce partogeneticamente, si autoalimenta con la diseducazione etica e culturale che trasmette ai suoi genitori e figli, e sforna giovani dubbiosi, insicuri, demotivati troppo in fretta nelle aspirazioni, nei propri sogni, che precipitano, ad esempio nelle giovani madri, na anche i padri non sono immuni solo perchè riescono a distogliere più abilmente e con maggiore codardia l'attenzione da se stessi, nel terrore di non riuscire a sostenere il ruolo inedito, magari sognato, ma improvvisamente totalitario, che la nascita di un figlio impone. Il rapporto si corrode, vira verso un malcelato senso di accidiosa colpevolizzazione, un desiderio intimo di un distacco liberatorio, di un taglio netto di quel maledetto cordone ombelicale, esistente nell'inconscio surreale e oscuro che avverte un legame di amore profondo come una catena da spezzare, delle mura oscure da cui evadere, in qualsiasi modo possibile. Ed eccoci tornati alla realtà attuale, alle storie di questa società intrigante ma malsana, che ci consegna madri che odiano i propri bambini fino a tragiche conseguenze, a genitori così idealmente e mentalmente lontani dalla propria condizione familiare costruita per libera scelta, che dimenticano i propri figli in auto, lasciandoli morire per disidratazione, che li abbandonano alla loro insufficiente autonomia, pur di frequentare il locale notturno alla moda, o di vivere l'attimo folle da "sballo" di un "rave party". Forse, fra le tante idee che abbiamo suggerito in passato, un posto di rilievo meriterebbe il ritornare alla programmazione del benessere mentale, che passi per un approccio, per un contatto fisico e visivo di una realtà tanto straripante in questa nostra Italia, in questa Napoli galleria d'arte e di umanità, come i musei, poveri decaduti d'un tempo migliore, di un arte che, nonostante l'appiattimento estetico globale, resta ancora divenire ed essere del senso della vita, come la lettura e l'esercizio sinaptico della mente: ecco perchè partorire con l'arte compagna e dispensatrice di flussi positivi subliminali, potrebbe esaltare l'arte del partorire, non solo più idee, ma l'essenza della creazione stessa: la nuova vita e nuovi ideali. Affrontare finalmente, con semplicità, complicità affettiva e consapevolezza, la propria umanità imperfetta, per non lasciare che un sogno meraviglioso si trasformi nel peggiore degli incubi, e dare al futuro un senso immortale.