«La scoperta del NGF all’inizio degli anni cinquanta è un esempio affascinante di come un osservatore acuto possa estrarre ipotesi valide da un apparente caos. In precedenza i neurobiologi non avevano idea di quali processi intervenissero nella corretta innervazione degli organi e tessuti dell'organismo». Questa fu la motivazione che accompagnò l’assegnazione del Premio Nobel nel 1986 a Rita Levi Montalcini, insieme allo statunitense Stanley Cohen, e ancor attuale risulta quella ricerca che continua a fornire spunti di ricerca e terapeutici. Facciamo un breve passo indietro. Come si legge sul sito dedicato alla studiosa, “Il nerve growth factor (NGF) o fattore di crescita nervoso, è una proteina segnale coinvolta nello sviluppo del sistema nervoso nei vertebrati. Indirizza e regola la crescita degli assoni, tramite meccanismi di segnalazione cellulare, è inoltre prodotta nei momenti rigenerativi. È studiata ancora oggi per trovare la cura ad alcune delle più terribili malattie che colpiscono il sistema nervoso, come la SLA e il morbo di Alzheimer. Grazie alla scoperta dell’NGF, sono stati individuati altri fattori di crescita oggi studiati per la cura dei tumori, in quanto è stato dimostrato che accrescono il tumore stesso”. Venendo ai giorni nostri, è dello scorso mese di luglio una scoperta che va proprio in questo senso. Presso l’Istituto di Biologia Cellulare e Neurobiologia del CNR un gruppo di ricercatori guidati da Paola Tirassa ha messo a punto una cura basata sugli studi della compianta Montalcini. Si tratta di una terapia la cui assunzione avviene con gocce da applicare negli occhi per contrastare le malattie neurodegenerative. Grazie all’assunzione di collirio a base di NFG, i ricercatori hanno riscontrato sulle cavie la nascita di nuovi neuroni, contrastando così gli effetti dei danni neuronali tipici proprio di tali patologie. Maggiori informazioni le ha fornite la dottoressa Tirassa durante la presentazione della ricerca: «Il fattore endogeno responsabile della crescita e della riparazione delle cellule nervose è stato individuato per la prima dal premio Nobel Rita Levi Montalcini ed è largamente conosciuto per la sue proprietà neuroprotettive e rigenerative. Il lavoro svolto negli ultimi anni nel campo della ricerca oftalmologica ha inoltre mostrato come l’utilizzo di un collirio Nfg negli animali, superando la barriera retinica e raggiungendo direttamente e indirettamente le aree cerebrali, sia capace di contrastare gli effetti degenerativi causati, ad esempio, dall’encefalopatia diabetica, dall’infiammazione cronica e da agenti chimici. Abbiamo osservato che il collirio Nfg agisce direttamente su una particolare area del cervello, la zona subventricolare dei ventricoli laterali, considerata la più ricca sorgente di precursori neuronali (cellule non differenziate) nei mammiferi. Quest’interazione, quindi, favorisce la generazione dei nuovi neuroni che andranno a rimpiazzare quelli lesionati. La scoperta potrebbe aprire prospettive future per lo sviluppo di terapie non invasive, indolori e prive di evidenti effetti collaterali per la cura delle patologie neurodegenerative umane».

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