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25 Aprile, combattere la storia per non affrontare il futuro

Opinionista: 

Il 25 Aprile, quest’anno, è stato consumato sterilmente a osservare le pulsioni fasciste del partito di maggioranza di governo. Deluse le attese di comportamenti che ne rivelassero l’esistenza, ci si è sintonizzati sulla critica alla assenza di dichiarazioni contro il fascismo. Dal Presidente del Consiglio in giù non sono state registrate abiure, il che, nella semplicistica ricostruzione degli oppositori, equivale ad esprimere sostegno. Una insulsa caccia alle streghe. Il 25 Aprile è una data storica perchè ha segnato la liberazione dal regime e l’uscita definitiva dal secondo conflitto mondiale. Andrebbe celebrata per imprimere nelle menti e nelle coscienze dei più il valore della libertà, in nome del quale molti italiani hanno sacrificato la propria vita, per combattere l’atrocità della guerra. La storia si racconta e si studia perché è parte del presente di ciascuno e serve ad avere contezza di quello che siamo. Non si può temere la storia né tanto meno vivere un conflitto eterno con essa. Giorgia Meloni vive oggi responsabilmente l’impegnativo ruolo di capo di governo della nostra repubblica parlamentare. L’ antifascismo, inteso come rigetto di ogni forma di autoritarismo, di razzismo e di suprematismo così come come l’antifascismo espresso attraverso il rifiuto della guerra, della violenza e dello statalismo è parte della costituzione della nostra repubblica. Non vi è traccia di un inciampo costituzionale nella linea di governo sulla XII disposizione transitoria e finale della Costituzione. È lunare pensare di combattere Giorgia Meloni su questo piano. Lo spazio cosmico che separa un partito identitario come FdI dal resto non si può coprire con le bandiere sdrucite di una guerra finita, con la quale il paese ha fatto già i conti. Il 25 Aprile avrebbe potuto essere celebrato simbolicamente almeno annunciando la volontà di restituire ai cittadini la libertà del voto. Modificare il Rosatellum é un obiettivo di libertà che dovrebbe impegnare veramente quelli che insinuano il dubbio sulla illiberalità di questo governo. Ma una simile battaglia richiede il coraggio di mettersi in discussione e di trovare un consenso reale nel paese. E di partigiani coraggiosi oggi non ne abbiamo.