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Eccellenze campane: motore del Made in Italy da tutelare

Opinionista: 

Nel corso delle celebrazioni per la giornata nazionale del Made in Italy è stato ribadito un concetto che deve rendere orgogliosi tutti i campani: il ruolo fondamentale delle nostre imprese in una dimensione di crescita costante e di diffusione a livello globale del marchio Italia. Numerose le iniziative che si sono svolte anche nella nostra regione e che hanno fatto emergere a 360 gradi tutta l’eccellenza delle nostre aziende, nei diversi comparti, da quello dell’agroalimentare fino all’artigianato, passando per la moda. Relativamente a quest’ultimo settore, va sottolineato che la Campania è la seconda regione d’Italia per numero di imprese attive. Sapete quante sono? Ben 27mila: un sistema formato per oltre il 90% da micro e piccole aziende che vantano una presenza significativa nel panorama internazionale e che impiega 110mila addetti con un fatturato annuo di circa oltre 15 miliardi di euro! Numeri importanti che non solo danno la cifra dei risultati raggiunti con l’impegno, la grande visione strategica, le eccelse competenze e professionalità messe in campo, ma di un flusso ulteriormente in crescita in cui confluire per affermarsi ancora di più sui mercati nazionali ed esteri. D’altronde, sono sotto gli occhi di tutti i prestigiosi traguardi tagliati dalla filiera regionale del Tac (tessile-abbigliamento-calzaturiero). Oggi è la più estesa ed articolata e fa da trait d’union con altri segmenti: oreficeria, accessoristica, cosmetici, produzione di occhiali. L’interazione fra i comparti riveste un ruolo importantissimo perché è lo strumento capace di offrire una gamma sempre più vasta di prodotti di qualità, provenienti dai poli specializzati che si concentrano nella nostra regione. Sono tanti e ognuno è espressione di eccellenza; ne ho avuto ulteriore conferma partecipando all’iniziativa “Aziende Aperte”, organizzata nell’innovativo stabilimento di Angela Capezzuto, ceo di “Angela”, una grande realtà della pelletteria campana. Nell’occasione, portando il saluto del Consiglio regionale della Campania, ho avuto occasione di conoscere tanti giovani, studenti, universitari, imprenditori, lavoratori, uniti dalla passione per la moda e per l’impresa e soprattutto dalla voglia di restare qui, nel Nostro Posto, a costruire il loro futuro, realizzare i propri progetti, far crescere loro stessi e la nostra regione. Ho ascoltato anche la storia di chi, dopo alcuni anni passati fuori dalla Campania, nel nord Italia o all’estero, è riuscito a tornare a casa ed ora svolge qui il suo lavoro, coltiva qui i suoi sogni e mette a disposizione la propria arte, la propria esperienza per chi vuole intraprendere questo percorso lavorativo. Tutto ciò rappresenta un segnale confortante e di profonda speranza per i nostri territori: un punto fermo da cui ripartire e che deve spingere ognuno di noi, in base alle proprie competenze, a fare la sua parte in una azione sinergica finalizzata al bene comune della Campania. Certo, la strada non è semplice e proprio per questo c’è bisogno del massimo impegno di tutti gli attori in campo, dai rappresentanti delle Istituzioni a quelli dell’imprenditoria, dai player delle aziende alle scuole e alle università. C’è bisogno di fatti, dopo anni e anni di promesse e vuote parole (tanto care alla sinistra). Le piccole e medie imprese tra le eccellenze del nostro territorio devono essere sostenute come sta facendo il Governo nazionale. Con risorse, investimenti, mettendo a disposizione gli strumenti che aiutino realmente a realizzare una rete tra le imprese e gli altri istituti, a partire dall'incontro tra scuola e mondo del lavoro. Una connessione che si realizza anche attraverso la valorizzazione di alcuni mestieri tradizionali, che in particolar modo a Napoli basta pensare per esempio agli artigiani del presepe e dei pastori -, in Campania e in generale al Sud, diventano “identitari”, arrivando a rappresentare il territorio. È questa la sfida da raccogliere qui in Campania, dove da quasi dieci anni si continuano a fare i conti con l’immobilismo complice di Palazzo Santa Lucia, anche sul piano della tutela delle imprese. Senza contare che nella nostra regione restano inesistenti le politiche attive del lavoro, appaiono del tutto inadeguati e inutili i percorsi di formazione professionale che, per la loro inefficienza, sono la principale ragione del record di inattivi e di giovani disoccupati. Le piccole imprese riescono ad andare avanti solo grazie alla capacità della nostra classe imprenditrice, alle eccellenze delle maestranze, ad investimenti privati, alle misure economiche messe in campo dal Governo nazionale. Quando però si tratta di ricevere risposte dalle Istituzioni locali, la situazione si fa più complicata. Non è un mistero che il nostro è un territorio complesso: molto diffusi precarietà, lavoro nero, mercato del falso. Soltanto a Napoli, il commercio dei prodotti taroccati sottrae ogni anno 200 milioni di fatturato alle attività regolari. Senza contare che l’elevato costo del lavoro e la burocrazia sempre più asfissiante, il mancato sostegno da parte delle Istituzioni locali alle aziende in difficoltà, spesso influiscono su scelte che vanno inevitabilmente a discapito anche della sicurezza sul posto di lavoro. Pure questa è una triste realtà da tenere in conto quando si affronta l’argomento occupazione dalle nostre parti. Ma è necessario invertire la tendenza e per farlo si deve percorrere la strada tracciata dall’Esecutivo nazionale, seguire l’esempio delle eccellenze del Nostro Posto, che ancora una volta rappresentano l’elemento necessario per contribuire al rilancio dei nostri territori e della nostra economia; il valore aggiunto per far ulteriormente affermare il brand Campania e i prodotti della nostra identità nel resto del Paese e all’estero; sono l’humus per continuare ad essere la regione più giovane d’Italia, per fermare la dolorosa fuga dei tanti costretti a cercare altrove una esistenza dignitosa. Continuo a credere che ci siano tutti gli elementi perché i giovani campani, con un lavoro di qualità, innervato da quegli altissimi valori che, insieme alla fantasia e alla bellezza, da sempre contraddistinguono l’operosità e la ricchezza della nostra terra, possano costruire qui il loro futuro e quello di tutti noi. Nessuno si giri dall’altra parte né si tiri indietro, altrimenti sarà complice di quel sistema che da troppi anni danneggia la Campania.