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Per evitare il rischio di sardine affumicate

Opinionista: 

In un mondo politico di squali appare scontato che le sardine facciano simpatia. In effetti, rispondono ad una esigenza oggettiva della società italiana. La necessità di superare, soprattutto a sinistra, l’offerta politica attuale. Troppo scarna, troppo ondivaga, troppo superficiale. Lo stesso accordo di governo con i 5 Stelle ha contribuito a seminare dubbi ed incertezze. Mentre, a fatica, Zingaretti e Renzi provano oggi ad inseguire le sardine con qualche lusinga, con qualche consiglio, con una sostanziale condivisione. Ma, per le forze della sinistra, il rischio è dietro l’angolo. Dopo vari smottamenti, dopo la creazione di un arcipelago politico variegato, il movimento che scende nelle piazze può spazzar via tutto. Lasciando ai cosiddetti partiti progressisti, in prospettiva, semplici briciole. È una delicata partita a scacchi. Per ora, per le prossime Regionali, in Calabria ma soprattutto in Emilia Romagna, il loro sostegno alle liste della sinistra sarà, inevitabilmente, un ulteriore propellente per quelle coalizioni. Ma il futuro è una scatola magica tutta da aprire e da vivere. E la necessità di scendere ora, con maggior convinzione, nelle città più piccole, ma soprattutto nel Mezzogiorno, appare una strada già individuata. Nel frattempo, quest’ultima settimana è stata una svolta indiscutibilmente importante per questo movimento dal basso. Non c’è stato solo il grande successo della manifestazione di San Giovanni a Roma. C’è stata, soprattutto, oltre al consenso di realtà internazionali quali Parigi, Londra e San Francisco, l’energia di persone credibili, autorevoli, spendibili che sono scese in piazza senza incertezze. Gente che nell’immaginario collettivo può rappresentare i lineamenti del futuro della politica italiana. Qualche esempio? Giorgia Linardi, portavoce delle Sea Watch, impegnata da tempo sulle rotte del Mediterraneo nel tentativo di salvare i migranti. Oppure Pietro Bartolo, ex medico di Lampedusa, già eletto parlamentare europeo nel Pd, una vita trascorsa in apnea sull’isola delle mille emergenze ed oggi punto di riferimento di un movimentismo che chiede regole nuove in Europa non solo sulle emigrazioni. I sondaggi già collocano le sardine intorno al 10% ma Mattia Santori, uno dei suoi primi leader, ha già ipotizzato un futuro oltre il 25%. Un’impresa importante, quasi titanica ma non certo impossibile. Il Paese insegue da tempo una forte ansia di innovazione politica. Ne sono stati protagonisti, nel passato, Renzi (con il 40 % alle Europee del 2014) e lo stesso Grillo (col 32 % alle politiche del 2018). Come si siano evolute queste esperienze è sotto gli occhi di tutti. Ecco perché le sardine procedono con passo felpato, cercando di non farsi affumicare. Ed al di là di qualsiasi struttura organizzativa, per preservare la loro immagine, potrebbero, dovrebbero restare probabilmente un movimento, evitando, al momento, di diventare partito. Potrebbero, come qualcuno ha già proposto, indicare, volta per volta, candidati autorevoli, competenti, sensati. Salvaguardando il patrimonio di idee, di valori, di pulizia che costituisce il Dna di questo nuovo patrimonio ittico.