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Grillo “sveglia” Conte: ma il campo si complica

Opinionista: 

Campo largo, campo stretto o impraticabilità di campo? Dopo le vittorie del centrodestra in Abruzzo, in Basilicata, in quest’ultima regione, grazie anche alle convinte e compatibili convergenze con forze di formazione laico-moderata, per ora, non solo non c’è partita per la sinistra ma si profila, per restare al gergo sportivo,una impraticabilità di “campo largo” per Conte “sfasciatutto” e molto altro ancora, come vedremo. È un dato oggettivo: con i primi diffusi segnali di seria regressione dei consensi per il M5S, si va, contemporaneamente, segnalando la recidiva, risorgente ambiguità del suo “padre padrone”, visto ormai sempre più condiffidenza da larga parte del Pd. Se la bufera giudiziaria di Bari ha sconvolto e penalizzato il Pd, ora sta penalizzando anche il capo dei Cinquestelle per averla rozzamente strumentalizzata con bordate moralistiche di sfacciato tornaconto, non condivise da alcuni esiti elettorali e votazioni consultive online scoraggianti. Difatti in Basilicata, una volta roccaforte grillina, il M5S è passatodal 25% al 7, 66%. Sempre numeri alla mano, anche le ultime Parlamentarie sono state meno partecipate, per un sensibile calo di votanti, oltre 23mila attivisti, rispetto ai 50mila delle Politiche del 2022, da inequivocabile segnale di declino. Nessuno pretendeva la mordacchia, il silenzio sulle disavventure pugliesi del Partito democratico ma non è stato certo edificante che Conte si isia impancato a precettore per cercare di indebolire l’alleato per sempre più improbabili rivincite nazionali. Mentre il govermo va e incassa le rate del Pnrr, rispettando i programmi concordati, e la presidente Meloni vede accrescere apprezzamenti da numerosi capi di Stato, l’elevato Grillo, dal suo ritiro “schifamondo”, ha invitato Conte ad avere un po’ di “verve”. Insomma a uscire da un neghittoso grigiore. Anacronistico, bisogna dire, nel momento in cui oggi la buona politica richiede di delineare un’idea convincente del mondo che si vuole creare e di dare alle persone la fiducia di poter realizzare questa visione. Assente, in Italia dal 2018, nel contratto del primo governo Conte tra due opposti populismi Lega e M5S, in quello successivo del ribaltone tra M5S e Pd. Ma poi ripristinata con il “governo salvatutti” di unità nazionale di Draghi, affossata anzitempo da Conte, dimissionato da premier per le sue manifeste inadeguatezze. Finalmente emerse nel gennaio scorso in tutta la loro gravità da una denuncia civile, al di sopra di ogni faziosità, da parte del Professore Giuseppe De Rita, secondo cui “Il vaffa dei grillini ha impoverito l’Italia e il loro populismo ha distrutto il sistema di relazioni che ha fatto sviluppare la nostra società moderna”. Dopo tutto questo di dominio pubblico, soltanto una sempre più sprovveduta Schlein in una delle sue “cantonate volanti” poteva accusare di “scelte scellerate” la Meloni, che, invece, ha dovuto arginare i disastri del suo alleato “sfascia tutto” a cominciare dal “bonus” edilizio affonda Paese.