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I miei sogni notturni su quel virus carogna

Opinionista: 

Cari amici lettori, l’altra notte ho sognato San Gabriele, l’arcangelo impiegato dal Signore per il servizio postale divino. Gli ho chiesto: sei venuto per portarmi un annuncio o solo perché è la tua festa? Egli mi ha subito rimproverato perché non sapevo che la sua festa era stata spostata dal 24 marzo al 29 settembre, insieme a quella dei fratelli Michele e Raf aele. Poi mi ha spiegato che l’Annunciazione a lui af idata era quella dell’arrivo del Salvatore, cosa che aveva fatto con la massima tempestività, proprio nove mesi prima del Natale. In paradiso, per la verità, non era concepibile ilritardo, come quisulla terra, dove può accadere che una cartolina arrivi addirittura un secolo dopo la spedizione. Era un po’seccato, perché quell’annunzio, valido per tutti gli uomini in qualsiasi momento di quell’illusione che chiamiamo tempo, non era ritenuto di moda nemmeno nel Tempio, ove l’interesse era concentrato sull’arrivo di uomini variopinti dalla terra e dal mare. Mi sono svegliato con l’idea dell’Annunciazione nella mente. Poi ho riflettuto su quella storia della tempestività e sugli annunci ormai quotidiani che ci arrivano a proposito del foglio che dobbiamo portare in tasca, se ci viene la stupida idea di uscire di casa. La mia mente, ancora of uscata dai residui delsonno, mi ha suggerito che è da imbecilli non sapere immaginare un modulo valido per tutto il tempo della pandemia e cambiarlo giorno per giorno, come se fosse un indumento che si straccia facilmente e abbisogna dirammendi,se non addirittura di pezze, possibilmente a colore. Completamente sveglio, mi sono reso conto che questa storia degli annunci non era un fenomeno isolato e che, purtroppo, non c’era Gabriele a gestirli. C’era, invece, un tale di nome Giuseppe che del suo omonimo evangelico aveva preso solo la caratteristica negativa di essere un po’ritardato. Il padre putativo di Gesù, ottimo sotto ogni altro aspetto, ebbe bisogno dell’annuncio inviatogli in sogno perrendersi conto della vera natura della gravidanza di Maria. Il nostro Giuseppe, così, ha sempre tardato nel comprendere cosa avrebbe dovuto fare; anzi, ha cazziato il governatore lombardo perché voleva, con troppo anticipo rispetto ai suoi (di Giuseppe) tempi di previsione, bloccare il contagio. Poi, però, Giuseppe, ha capito che doveva anticipare i tempi: solo non ha capito, purtroppo, che si trattava di anticipare i provvedimenti e non la notizia degli stessi. Così, volendo evitare che da Milano arrivasse il contagio nel Regno delle Due Sicilie, ha avvisato prima i portatori del contagio e solo a mezzanotte ha, poi, fermato i treni, con i risultati che tutti conosciamo. Successivamente ha pubblicizzato su Facebook (chissà perché, poi, su un canale privato) l’ultimo decreto, che ha tirato fuori dalla manica, dopo vari rappezzi, soltanto la sera dopo. Ma, forse, qualcuno gli aveva fatto capire che, interrompendo tutte le trasmissioni televisive in attesa che fosse pronto a lanciare messaggi a reti unificate (qualcuno, come me, avrà fatto un impietoso confronto con la macchietta di Hitler interpretata da Charlot), non sarebbe stato assunto al livello di Churchill, come egli credeva, ma avrebbe potuto deludere i cittadini in angosciata attesa di chissà che cosa. A questo punto ho considerato la possibilità che il capo del governo, credendosi il Padreterno, ritenesse che il tempo non valeva nemmeno per lui. Questo avrebbe spiegato tante cose. Ad esempio, come mai il governo, al corrente del pericolo almeno dal venti gennaio, data della circolare 1997 sulla polmonite da nuovo virus in Cina (che allo stato non ho potuto consultare sul web perché “i servizi del ministero sono interrotti”), non ha fatto niente per tanto tempo. Forse perché, come ha detto quel professore del nord che sta sempre in televisione e critica i colleghi del Regno che buttano il sangue in ospedale, a fine febbraio pensavano che l’epidemia fosse cosa già superata. Altrimenti (ci giurereste voi?) avrebbero dotato gli ospedali di tutto l’occorrente e avrebbero distribuito, gratuitamente a domicilio, mascherine e amuchina a tutti i cittadini, bloccando ogni possibilità di accaparramento e di mercato nero. Stanotte ho fatto un altro sogno. Ero venuto a sapere che il Coronavirus non esisteva e che si trattava di una messa in scena dei padroni del mondo per abolire definitivamente tutte le libertà individuali e inquadrare, con le parole d’ordine dei media, dieci miliardi di schiavi, quali erano oramai tutti gli esseri umani. Poi, sempre, nel sogno, mi sono svegliato e mi sono accorto che la pandemia esisteva davvero ed era stata prodotta artificialmente nei laboratori di Wuhan, a seguito di un protocollo segreto siglato da tutti i padroni del mondo: lo scopo era sempre quello, ma il progetto era più facilmente realizzabile con una vera pandemia. Alla fine mi sono svegliato davvero. Mi sono reso conto che ero davvero stufo dell’argomento. Vi chiedo scusa per avervi annoiato. La prossima settimana, se tutto va bene, vi parlerò delle numerose poesie sui gatti che sto traducendo dall’inglese. Spero che i padroni non me lo impediranno.