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Il Centro senza identità è decisivo non decidente

Opinionista: 

Ci risiamo. Una elezione regionale viene commentata come preludio di cambiamenti epocali. Si parla di modelli da replicare. Ma si può credere ogni volta che basti il voto in una regione, anche se piccolina, per annunciare scenari politici nuovi e diversi? In Basilicata ha stravinto il campo largo di destra. Dopo una perigliosa attività di lobbying il Pd si è giocato l’alleanza al centro, sacrificando, in una girandola poco dignitosa di nomi, Azione e Italia Viva per avere i 5 Stelle. Gli ex terzopolisti, infatti, hanno reagito, chiudendo l’accordo con Vito Bardi, presidente uscente di Forza Italia. Marcello Pittella, capolista di Azione, ha raccolto da solo più preferenze di tutta la lista pentastellata! Classico caso di errore di valutazione. I sondaggisti interpellati dal Pd avranno grande difficoltà a spiegare cosa sia accaduto. Ma facciamo un passo indietro. Il voto di febbraio in Sardegna, sempre grazie a veggenti statistici e analisti compiacenti, ha portato alla vittoria, o più seriamente, alla prevalenza per uno 0,4% di Todde su Truzzu. In questo caso FdI ha giocato la partita della scelta del candidato presidente in maniera “garibaldina”. E ha sbagliato. Si è straparlato, nell’occasione, di nascita del campo largo di sinistra. Eppure la vicenda, nonostante la dimensione sicuramente maggiore rispetto alla Basilicata, non ha assolutamente influenzato il piano nazionale. Ma l’esperienza non insegna. Il territorio lucano conta 533mila abitanti, distribuiti su 131 Comuni e due capoluoghi di provincia. Bardi, Governatore uscente, ha stravinto con il 56,63%, contro Piero Marrese, candidato di Pd, 5Stelle e Verdi, con il 42,16%, e Eustachio Follia per Volt che supera di poco l'1%. L’affluenza è stata del 49.80%. Quei 153.088 voti ottenuti dal candidato di centrodestra, Bardi, rappresentano circa il 25% della popolazione. Diciamo la minoranza più forte. Lo stesso dicasi per la Sardegna. In Sardegna ha votato il 52,4% degli aventi diritto. Il dato vero da commentare che ha una possibile triste proiezione nazionale è la sempre minore partecipazione dei cittadini. Un fatto grave per la democrazia. In questa ottica sarebbe necessario piuttosto riflettere sui campi politici a fisarmonica, che si allargano e si restringono in base alle convenienze del momento. Il senso di instabilità e di incertezza che simili movimentismi trasmettono, allontanano e consegnano il governo del Paese agli umori incerti. Dobbiamo stimolare un dibattito sulla importanza delle idee. Comunque sia, il dato è chiaro. In Basilicata la destra vince al Centro. Fi, IV e Azione insieme raccolgono la maggioranza relativa, pari a circa il 27% dei consensi. E in Sardegna destra e sinistra pareggiano perché il Centro non si schiera. L’8% di Soru avrebbe avuto un peso decisivo. Finché il Centro non recupererà una sua identità, la destra e la sinistra continueranno a contendersi il suo appoggio ed esso perpetuerà la sua funzione di ago della bilancia, ma il Paese sarà sempre più distante da quell’ambizione di equilibrio vagheggiata da oltre tre decenni. Da quando insomma ai partiti si sono sostituiti i movimenti, alle idee le promesse, alla azione la reazione e all’etica della politica la politicizzazione dell’etica, la politica non è più lo strumento di governo della comunità civiche, al più rappresenta un mezzo di conquista di spazi di potere. Purtroppo in questo connubio tra mesta rassegnazione dei più e insalubre ambizione dei meno le campagne elettorali saranno ancora a lungo occasioni (e risorse!) sprecate.