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Il ruolo educativo in senso etico

Opinionista: 

Della mia riflessione ironica, amara, in risposta alla “boutade” del ministro Grillo sulla chiusura del Don Bosco, è stato confutato soltanto il passaggio in cui veniva ventilato il ruolo non "tanto lineare" delle nostre università, in particolare le facoltà mediche, e relative colpe. Il professor Ludovico Docimo ha ribattuto a valutazioni critiche che entrano nel merito del ruolo “educativo in senso etico” oltre che didattico delle facoltà universitarie. I “dati” sciorinati confermano, in sostanza, le difficoltà dei nostri atenei, la strada perigliosa dei laureati, l’assoluta “deficienza deliberativa e consultiva” di un mondo accademico, abituato a subìre le decisioni di governi che “non ascoltano” e alibi finale, negli altri paesi non stanno messi meglio di noi. Poiché il professore ha tenuto a precisare che “ha scelto la professione... per amore... con lo sprone e l’autocritica di poter fare sempre meglio”, il sottoscritto, essendo assolutamente convinto dell’onestà e bontà di tali affermazioni, desidera porre in termini civili alcuni quesiti. Ho trascorso 40 anni nella sanità, come medico ospedaliero, ma attraversando prima come “interno” il travagliato percorso sicumerico, da “forche caudine”, di istituti e cliniche universitarie. Non amo i "curricula" e l’autocelebrazione tanto adorata da coloro che bazzicano in camice bianco nei corridoi di facoltà, con un fonendoscopio sulla nuca ma senza una laurea, fingendo di essere impegnati, perciò mi limiterò a dire che ho 70 anni e morirò tranquillo, sicuro di aver svolto con dedizione la professione. Tanto per condividere... amore e sprone. Quando parlo del ruolo negativo del mondo accademico, in particolare medico, non parlo per sentito dire, o a prescindere. Lo Stato fa le leggi, spesso completamente sbagliate, ma, nonostante ciò, quale deve essere il ruolo educativo del docente? Quali forme individuare per offrire una formazione oltre che tecnica, clinica e semiologica ai giovani che guardano a lui come “demiurgo” e padre putativo del proprio futuro professionale? Ricordo che da giovane democristiano sentivo vociferare di un leggendario archivio in possesso del “divo” Giulio. Tornavo a casa convinto dell’idea, ben conoscendo le trappole dell’ambiente. In 40 anni, ho assemblato un mio archivio della memoria nella frequentazione del mondo politico e relative relazioni abituali fra atenei e segreterie politiche. Non basta perciò ricordare che i “guai” sono iniziati solo da 20 anni, con la scelta scellerata del numero chiuso. Già ai miei tempi la “cronaca di un povero interno” era strutturata sulla cieca adorazione del valvassore “tutor” assegnatogli, che a sua volta omaggiava il vassallo associato o incaricato, che si prostrava al principe “direttore” quasi sempre stizzito perché preferiva andare in clinica per curare il suo “orticello privato”! Dal 1971, ho annotato il corrente malcostume di una parte preponderante, di numero e potere, di “accademici”, in concorsi confezionati con metodo nepotistico in tutta Italia, usando la tecnica dello “scambio”: oggi sono in commissione io, domani ci sarai tu. Se un “povero” assistente a vita, poi, comprendeva di essere usato, era tacitato con un posto primariale in qualche ospedale controllato da “amici” politici. La fidelizzazione era completa! Quella stessa politica, indegna creatura che ha "rovinato" l’istruzione, come fa intendere il professor Docimo, ha contribuito in maniera sostanziale all’osmosi continua fra mondo istituzionale e accademico, inquinandolo con seggi parlamentari a professori, cattedratici, divenuti già “ex docenti” nel momento in cui varcavano la soglia di Palazzo Madama o di Montecitorio. Fioccavano altri incarichi. Istituto Superiore della Sanità, consulenze auree di case farmaceutiche, consigli direttivi di enti e società partecipate. Nella memoria s’incrociano nomi, eventi, interi casati e famiglie accademiche, ma mi fermo per rispetto delle uniche figure educative che ricordo dal breve tempo del mio excursus universitario: Canzio Sabatini gastroenterologo, Biagio Loscalzo farmacologo, Rocco Docimo chirurgo e Carmine Mensorio anatomista e vittima di tale sistema.