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Impazza il fuoco amico, tutti “separati in casa”

Opinionista: 

C’è una caratteristica che accomuna centrodestra e centrosinistra, pur divisi su tutto o quasi. L'uno e l'altro si muovono all'insegna del cosiddetto "fuoco amico" con contrasti tra le loro componenti interne che spesso assumono toni più aspri di quanto non siano le divergenze tra maggioranza e opposizione. Palese, all'interno del centrosinistra, è la contrapposizione tra Pd e Cinquestelle da una parte e Italia viva di Matteo Renzi dall'altra, con quest'ultimo che non perde occasione per differenziarsi dagli alleati al punto di schierarsi con Lega, Forza Italia e Fratelli d'Italia, come è accaduto di recente nelle votazioni sull'abolizione della prescrizione. Per non parlare del contrasto sempre più pesante che oppone il presidente del Consiglio Conte e Renzi che, pure, ne ha voluto inizialmente la conferma alla guida del governo. Ben si addice, dunque, agli alleati che insieme (ma con molti distinguo) sostengono il governo Conte, la definizione di "separati in casa"; una condizione che, impedendo l'elaborazione di un progetto comune, indebolisce notevolmente quella che Enrico Berlinguer definirebbe la loro "spinta propulsiva" e fa sì, ad esempio, che a tenere in piedi l'esecutivo sia esclusivamente la volontà di evitare elezioni anticipate che, con molta probabilità, sancirebbero la vittoria del centrodestra. D'altra parte, cosa ci si può aspettare da un governo che vive in stato di permanente precarietà, rischiando ogni giorno la crisi e spesso non riuscendo neppure a mettere attorno ad uno stesso tavolo i partiti alleati? Certamente meno clamoroso è il dissidio che va progressivamente sviluppandosi all'interno della coalizione di centrodestra. Finora a recitare il ruolo del "bastian contrario" erano i berlusconiani di Forza Italia la cui dissidenza, soprattutto per quel che riguarda i rapporti con l'Unione europea è tuttavia rientrata dopo i ripetuti rovesci elettorali che hanno indotto il Cavaliere ad abbassare i toni. Ma ora a scuotere il centrodestra è un contrasto che sembra avere maggiore consistenza: quello che contrappone la Lega di Matteo Salvini a Fratelli d'Italia di Giorgia Meloni. Sino a qualche tempo fa quest'ultima appariva totalmente allineata alle posizioni del leader del Carroccio e non ne metteva in alcun modo in discussione la leadership. Da qualche tempo, tuttavia, ha cominciato a prenderne le distanze al punto di essere giunta - con evidente riferimento a se stessa - a ipotizzare per l'Italia, in un prossimo futuro, una presidenza del Consiglio al femmInile. A far crescere le ambizioni della Meloni hanno concorso vari elementi: l'errore commesso da Salvini di aver aperto frettolosamente una crisi che, anziché portare ad elezioni anticipate, a favorito l'inserimento del Pd nel governo, l'insuccesso in Emilia Romagna, le indicazioni dei sondaggi che portano la presidente di Fratelli d'Italia a superare in popolarità, lo stesso Salvini, il fatto che i nostri alleati europei e statunitensi abbiano chiaramente lasciato intendere che, in caso di vittoria elettorale del centrodestra, un governo presieduto dalla Meloni sarebbe assai più gradito di un governo presieduto da Salvini. Tutti questi elementi concorrono ad alimentare le ambizioni della leader di Fratelli d'Italia e, per converso, il risentimento del leader leghista nei suoi confronti. In queste condizioni che, come si vede, rendono fragili e scarsamente affidabili entrambi gli schieramenti, la sfiducia dei cittadini in un mondo della politica che alla battaglia delle idee antepone quella tra le persone, è inevitabilmente destinata a crescere.