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L’albero della cuccagna degli “influencer”

Opinionista: 

C’ è una nuova parola magica che segna l’orizzonte contemporaneo. Si chiama, secondo il gusto esterofilo, influencer, individui che, essendo capaci di influenzare l’opinione pubblica, rappresentano un target importante cui indirizzare messaggi pubblicitari, per ampliarli attraverso l’accettazione di un pubblico allargato. Canali, tramiti, facilitatori per ampliare il proprio business ed orientare il consumo delle masse. Una di queste, tale Chiara Biasi, personalmente mai vista né incontrata sul web, ha rivelato involontariamente limiti e confini di questo mondo durante uno scherzo orchestrato dal programma “Le Iene”, su Italia Uno. C’è una frase, pronunciata a fior di labbra, che ha fatto sobbalzare i difficili equilibri della gente comune. E sono parole che pesano: “Per 80mila euro non mi alzo nemmeno dal letto…”. Uno schiaffo alla miseria, un sipario che si apre, improvvisamente, su un’attività fin troppo spesso trascurata, ritenuta, per molti, una semplice vanità. Invece, dietro la maglietta indossata ogni mattina o il dentifricio consumato nel bagno, vivono milioni di euro che vengono destinati verso tutti i Continenti a chi può stimolare, influenzare, condizionare un acquisto. Si dice, tanto per spiegar meglio, che tale Gianluca Vacchi, altro personaggio di questo mondo variegato, guadagni, addirittura, 45mila euro per un post reclamizzato, roba che richiede, al massimo, un’ora di impegno, non di più. La società liquida ha raccolto, così, un altro, splendido primato. Guadagnare milioni di euro senza saper fare niente. Altro che pezzo di carta, altro che dure sedute sui libri. Qui, se sai pubblicizzarti bene, se sai raccogliere qualche milione di giovani allo sbando, devi solo aspettare. Arriverà presto un’azienda che ti richiederà di reclamizzare i suoi prodotti, pronta a scucire decine, centinaia di migliaia di euro. Tutto dipenderà dal numero dei tuoi seguaci, dai cosiddetti  follower, quelli che seguono le tue evoluzioni sul social network. Un gioco facile, comodo, senza rischi di sorta e, per molti versi, all’occorrenza, disponibile a disincagliare lo schema delle tasse italiane, perché molti influencer dispongono tranquillamente di una residenza estera. E allora, vale ancora la pena inseguire ancora una laurea? Una specializzazione? Un master? Su questo versante, il mio pessimismo cresce. Nella creazione di una società fin troppo disinvolta che ti consente una nuova, straordinaria equazione: guadagnare milioni di euro senza saper fare niente.