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Samuele, la Carta Sociale e gli odori della vita

Opinionista: 

“Oloprosencefalia semilobare”. Dietro queste misteriose parole si nasconde tutto il dramma di Samuele, 3 anni, e della sua famiglia. È il nome della sua malattia, una malattia tremenda, perché la testa di Samuele non si regge da sola e qualunque movimento diventa un’impresa. E così Samuele trascorre quasi tutte le sue giornate chiuso in una stanzetta, con la mamma. Che però non si è data per vinta e, insieme al papà, ha iniziato la sua personale battaglia per dare una vita dignitosa al loro piccolo e agli altri bimbi come lui. Ed è stata brava mamma Giulia. La storia di Samuele ha iniziato a girare sui social. L’hanno scoperta pure Insigne e Mertens, i calciatori del Napoli, e così è diventata virale, come si dice oggi. E a Natale, come forse avrete letto da qualche parte, un generoso imprenditore napoletano, Giovanni Ferrara, ha regalato a Samuele una stanza multisensoriale. Così finalmente ha scoperto il suono del mare e l’odore dei fiori, le voci della natura e gli odori della vita, quella che scorre fuori dalla sua stanza. Lo racconto perché è una bella storia di coraggio, di amore, di solidarietà, quella che un popolo generoso come il nostro è capace di donare. Certo, non è un lieto fine, ma è la prova di come si possa rendere meno dura l’esistenza di chi non ha avuto la fortuna di nascere banalmente normale. Però la racconto anche perché, per un Samuele che - grazie a questi generosi cuori che hanno deciso di stargli accanto - ha iniziato a conoscere il mondo, ci sono tanti, grandi e piccini, che invece sono soli, che soffrono in silenzio, che sui social non riescono ad andare. Non soltanto persone che hanno problemi fisici o psichici, ma anche semplicemente vecchie, come si chiamavano una volta gli anziani, quando il politicamente corretto non esisteva ma gli uomini si rispettavano per davvero, non solo con l’uso di parole gentili. Ecco, io penso anche a loro, soprattutto a loro. E ricordo, innanzitutto a me stesso, che a coloro che non hanno voce, prima ancora che il cuore nobile dei cittadini, hanno il dovere di offrire sostegno le Istituzioni. E mi riferisco in particolare a chi ha la responsabilità diretta di governare una comunità, che poi è la sua comunità. E lo dico dalla Campania, la regione che spende peggio le risorse pubbliche per i servizi sociali e sanitari. Una terra, il Nostro Posto, dove, per esempio, una “stanza multisensoriale” te la può regalare soltanto un uomo generoso, coi suoi soldi. Perché, se chiedi ai Servizi Sociali o alla Asl, ti rispondono che non sanno neppure cos’è e che comunque non è competenza loro. Una regione nella quale, ad ottobre di ogni anno, da 5 anni a questa parte, i disabili guariscono d’incanto e vengono rimandati a casa, perché finiscono i soldi per i centri convenzionati dove li curano. E quello pubblici di assistenza non esistono proprio. Potrei continuare a raccontare i mille orrori della cupa indifferenza delle politiche sanitarie ed assistenziali della Campania di oggi. Invece credo sia giunto il tempo di rivoluzionarle. Per questo propongo di istituire la “Carta Sociale”, che è poi il diritto di ciascun cittadino di spendere dove ritiene le risorse pubbliche per godere dei servizi di cui ha bisogno. Ogni anno si spendono nel Nostro Posto quasi 4.500 euro pubblici per ciascun campano in servizi sociali che, in realtà, finiscono nei mille rivoli di spreco delle risorse pubbliche senza garantire nulla di quello che serve alle persone. Io invece voglio istituire un “catalogo” dei servizi disponibili dal quale il cittadino sceglie quello di cui ha bisogno e un altro “catalogo” degli operatori abilitati dalla Regione a fornirli, che ugualmente vengono scelti dall’utente. Così scompariranno i carrozzoni clientelari, gestiti da dubbie cooperative e burocrati indifferenti. In questo modo si creerà concorrenza tra gli operatori, si abbasseranno i costi e si migliorerà la qualità e il numero dei servizi. Non è detto che, con la “Carta Sociale”, ciascun piccolo Samuele possa vedersi garantita, almeno da subito, la “stanza multisensoriale” che gli serve, però questa è la strada giusta perché, chiunque ne ha bisogno, possa ricevere dalla Regione assistenza costante e qualificata e servizi degni del Nostro Posto.