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Sardine: il peggio a Napoli commesso da chi vi manda

Opinionista: 

Da quando nel novembre scorso vi fu a Bologna la “Prima  Sagra delle Sardine”, è successo qualcosa di sorprendente nel nostro Paese,  sospettoso e affetto da dietrologia. A questa esordiente flottiglia di “contestatori felici” bastò appena dire che erano ostili a Salvini, cioè nemici del “capitan capitone”, bollato come “dispensatore di odio”,  per meritarsi titoli di “scatola”  sulle prime pagine dei giornali,  encomi solenni, se non addirittura, lauree “honoris causa ad horas”. Da allora tutto gli è stato consentito: non spiegare come nascevano, chi li mandava, chi vi stesse dietro e  ne fosse il grande suggeritore.  Era importante su ogni altra ragione, incalzare con una “provocatoria guerriglia disarmata” l’odiato leader della Lega, “demonizzarlo” con l’arma tradizionale di gente, indottrinata a invocare  il dialogo, ma poi a rifiutarlo, nei fatti, agli avversari. Tale indulgenza plenaria non poteva però mica durare a lungo. Quando dalla parodia si passa a doversi misurare con la realtà non si può più barare e si è smascherati. Salvini sarà anche eccessivo, ma costoro con quali concreti programmi alternativi possono far credere di arginare le sue “barbariche” pretese? Con una folla di ombrelli da passeggio aperti? Qualcuno li informi che i leghisti non provengono dalla Siberia Meridionale degli Unni di Attila ma arrivano in Parlamento, votati in larghissima  parte dalle regioni del Nord, il cui Pil è circa il 50% di quello complessivo nazionale. La verità è che a tradire le sardine c’è un’ambiguità di fondo. Palesata in principio “dall’endorsement” di Prodi, da annoverare, non certo tra gli ex governanti del nostro Paese più graditi al popolo che sfanga, per la insipienza con cui seguì il passaggio dalla lira all’euro, danneggiando senza scampo le fasce più deboli. Ambiguità ora addirittura irritante in seguito alla “convivialità dei capi paranza”, Mattia Santori in testa, con un capitalismo di rendita parassitaria. Il 22 gennaio scorso, il filosofo napoletano Pierandrea Amato, in una  intervista rilasciata a Mirella Armiero sul “Corriere del Mezzogiorno”, ha detto le parole più  giuste e illuminanti sulla vera natura delle sardine. Profetiche rispetto ai risvolti successivi Benetton-Toscani e anche alla indifferenza con cui l’altro giorno le ha riservato  Scampia.  “La loro manifestazione - tenne a precisare - non sembra delineare una critica degli strumenti della politica contemporanea (rappresentanza, leaderismo eccetera), della logica economica  che ci governa, in grado di  lasciare slittare la nostra immaginazione politica in un altro emisfero, rispetto a quello che ci fa vergognare di vivere come  viviamo oggi”. Traete voi le conclusioni. Con nette credenziali pseudo- pauperistiche, da eretici a intermittenza, secondo le convenienze, alla distanza la doppiezza è venuta a galla. Comunque, dopo il flop preliminare a Scampia, le “sardine” potranno ancora rifarsi se, nella “Maxisagra del pensiero positivo”, prevista a marzo, invece di dispensare “aria fritta”, avranno il coraggio di dire che “è stata la sinistra la rovina di Napoli”.  Responsabile di una serie di flop, oggetto di una rigorosa saggistica e di una conseguente  universale bocciatura, senza attenuanti, non di nostra invenzione. Giova ricordare che tra amministrazioni di centrosinistra e di sinistra - queste ultime, soprattutto dal 1993 in poi le più nefaste - alla guida di Palazzo San Giacomo, dal 1961 subito dopo la giunta Lauro ad oggi, abbiamo avuto ininterrottamente  tutte “cordate” di questo segno. Anni in cui ci hanno promosso il recupero delle periferie, del rapporto con il mare, attraverso la valorizzazione portuale, oggi fonte di un inquinamento insostenibile, di Napoli Est, Ovest con lo sviluppo avveniristico di Bagnoli, uno scandalo planetario: tutto un miraggio. Tralasciamo di parlare di traffico, trasporti e viabilità. La favola che si stesse lavorando, secondo il metodo da “problem- solving” al raggiungimento di una condizione di città desiderata, è rimasta tale. Se può servire, saperlo: Napoli e il Sud sono stati penalizzati anche per colpa di Prodi, che svendette la Sme, il più grande polo dell’agroalimentare nel mezzogiorno. Senza mettere nel conto un’altra svendita che scotta: quella del Banco di Napoli. Care sardine, dimenticate Salvini: il peggio a Napoli è stato commesso da “chi vi manda”.