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Sinistra paralizzata da scandali e accuse

Opinionista: 

L’alleanza elettorale tra Pd e 5 Stelle si è tramutata da “campo largo” in “campo minato”, ove ognuno attacca il presunto avversario o mancato alleato, in un turbinìo di dichiarazioni al vetriolo degli uni contro gli altri, sinceramente vergognoso e poco edificante per la politica. Ma questo scenario deprimente che sembrava avvolgere e coinvolgere esclusivamente la Regione Puglia e i suoi personaggi politici più noti della politica nel Mezzogiorno d’Italia, grazie al Pd e ai suoi metodi di “gestione sempre uguali e collaudati” in ogni angolo d’Italia è esploso, quasi contemporaneamente, in un nuovo e ancor più vergognoso e preoccupante terremoto giudiziario nella città di Torino e parte del Piemonte. Una inchiesta ancor più delicata e intricata, portata avanti dalla Direzione Investigativa Antimafia e dalla Procura della Repubblica del capoluogo piemontese, è giunta ad ipotizzare il reato di peculato, estorsione e corruzione elettorale per l’ex presidente della Società Sitaf che gestisce l’autostrada Torino -Bardonecchia. Si tratta di Salvatore Gallo, ex craxiano e boss indiscusso (o cacicchio) del Pd piemontese, padre, tra l’altro, dell’attuale capogruppo del Pd in Regione Piemonte, Raffaele. Quest’ultimo, pronto a ricandidarsi alle prossime elezioni per il rinnovo del Consiglio regionale del Piemonte, ha inteso fare un passo indietro, rinunciando alla candidatura per l’indagine che ha coinvolto il padre 83enne. Ma dietro questa apparente vicenda di voto di scambio e corruzione elettorale molto simile alla “disavventura” pugliese, si cela una più preoccupante vicenda di probabile infiltrazione mafiosa delle “Ndrine” calabresi negli appalti per la manutenzione e per il raddoppio dell’autostrada Torino-Bardonecchia affidata, secondo gli inquirenti, a ditte di comodo e in odore di mafia. Imprese favorite da un altro uomo del Pd molto vicino a Salvatore Gallo. Si tratta di Roberto Fantini, ex amministratore delegato della Sitalfa, concessionaria della Sitaf, che gestisce attualmente la manutenzione e nuove gare d’appalto per quel tratto di autostrada piemontese. Per questo manager, messo ai domiciliari, è stato ipotizzato il reato di concorso esterno in associazione mafiosa. Il Fantini era anche (udite, udite) il rappresentante in quota Pd nella Commissione legalità della Regione Piemonte. Anzi, per l’esattezza, era stato individuato nel ruolo di Garante della Legalità negli appalti pubblici in Piemonte. Una storia davvero poco edificante, quella torinese, ancora tanto in fase di evoluzione come, del resto, la vicenda pugliese. Una scivolata vergognosa che dimostra, ove ce ne fosse ancora bisogno, che la vantata (e solo vantata) supremazia di legalità e trasparenza del partito della Schlein non è altro che propaganda spicciola, completamente inventata e raccontata ai pochi sprovveduti che dicono di crederci. Ma il vero problema per la politica italiana (tutta e con nessuna esclusione) è la credibilità complessiva del nostro Paese a livello internazionale. Una credibilità fortemente azzoppata da un sistema di corruzione elettorale che ha radici antiche e che solo la politica può e deve estirpare completamente e definitivamente, nell’interesse esclusivo della credibilità della Nazione. E tutti i partiti, se lo ritengono utile e prioritario, sanno come agire.