NAPOLI. L’assassino di Francesco Bosco è un uomo lucido, razionale, freddo e calcolatore. Probabilmente appassionato della serie televisiva cult NCIS, grazie alla quale i telespettatori hanno acquisito i rudimenti delle tecniche di investigazione scientifica. Perciò, dopo aver ammazzato l’ex tassista, ha cancellato tutte le impronte dall’appartamento. Sicuramente dalla tazzina di caffè che aveva bevuto con il padrone di casa e in ogni posto toccato, a cominciare dal bastone in legno utilizzato per tramortire la vittima. Poi ha indossato i guanti per uscire, evitando così di lasciare tracce sulla porta. le indagini. I risultati definitivi dei rilievi della Scientifica non sono ancora pronti, ma dagli accertamenti emergerebbe con nettezza il profilo criminale dell’assassino. Un uomo (gli investigatori infatti tendono a escludere che si tratti di una donna) che il 21 aprile scorso si è recato a casa dell’ex tassista di Fuorigrotta pronto a tutto. Anche eventualmente a uccidere. Solo così può spiegarsi l’uso dei guanti; altrimenti gli sarebbe stato quasi impossibile cancellare le impronte sulla porta d’ingresso. A meno che non sia stato capace di aiutarsi con i piedi. Sono questi gli ultimi sviluppi sul misterioso delitto Bosco, dal movente di natura finanziaria ma non ancora individuato con precisione. Le indagini vanno avanti a ritmo serrato e stanno gradualmente facendo piazza pulita di tutte le dicerie sul conto dell’ex tassista 46enne. Non era tossicodipendente, non frequentava giri strani, non aveva debiti né contatti con usurai. Ecco perché il cerchio della polizia si sta chiudendo tra amici e conoscenti della vittima, anche occasionali. Chi lo ha ucciso lo ha fatto per un motivo ben preciso, legato a questioni economiche. Probabilmente un incensurato e ora l’unica speranza per gli investigatori, da un punto di vista degli accertamenti di natura tecnica, sta in eventuali tracce del Dna lasciate sul corpo dell’uomo, che ha cercato disperatamente di difendersi prima di crollare. Ma per risalire all’assassino, se non è un pregiudicato, serve prima individuarlo e poi comparare i due reperti. L’ex tassista infatti è morto dissanguato per le ferite al cranio e alla schiena: dieci, provocate da un posacenere in ferro e da un bastone in legno, trovato nell’appartamento di via Michelangelo da Caravaggio: a differenza dell’altro oggetto, era troppo grande per essere portato via senza dare nell’occhio. Le indagini sono condotte in tandem dai poliziotti del commissariato San Paolo e dai colleghi della sezione “Omicidi” della Squadra mobile della questura, i quali hanno già sentito tra parenti e amici una quarantina di persone. Ne è venuto fuori il profilo di un uomo per bene, giù di morale dopo la morte della madre con cui conviveva, avvenuta circa un anno fa. Scavando nella sua vita, gli investigatori hanno scoperto che si stava organizzando per cambiare casa. Aveva individuato un appartamento a Varcaturo ed era in una fase di trattativa avanzata per vendere l’appartamento di Fuorigrotta attraverso un’agenzia immobiliare.