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“Come natura crea”: magari nel Mezzogiorno

Opinionista: 

Il dibattito continuava appassionato. Nell’ascoltare gli interventi t’accorgevi che non si trattava delle solite “passerelle”. Si parlava di futuro, di giovani, e gli animi erano accessi, in positivo fortunatamente. Il Vescovo di Acerra, monsignor Antonio Di Donna, nel corso del suo intervento citò un prete che nell’uditorio pochi conoscevano. Un sacerdote che per chi scrive fu più di un maestro. Il suo nome era Luigi Maria Pignatiello, era nato il 16 febbraio del 1925 e veniva ordinato sacerdote a soli 22 anni. Fino al 1952 è insegnante di filosofia nel seminario di Napoli, poi direttore dell'ufficio catechistico diocesano (dal 1952 al 1971) e per lunghi anni docente di Teologia pastorale nella Facoltà teologica di “San Tommaso”. Numerosi incarichi di alta responsabilità gli furono affidati, tra i quali dal 1979 al 1986 direttore del settimanale diocesano “la Nuova Stagione”. Ebbi la fortuna di conoscerlo negli anni ottanta proprio come direttore del giornale diocesano. Ogni settimana, di preferenza il sabato, partivo da Torre Annunziata, la città in cui sono nato, e arrivavo a Napoli, a via Donnaregina, una stradina dietro al Duomo, a portare il mio “pezzo”. Una bella faticata. Allora non c'erano ancora le mail e il giornale non disponeva di un servizio telefonico per la dettatura degli articoli. Ma la passione è passione e così, proprio per aver scritto per due anni settimanalmente su Nuova Stagione, nell'86, con l'attestazione di monsignor Pignatiello, divenni giornalista- pubblicista. Mai una critica o una censura su quello che scrivevo e dire, che... “non le mandavo a dire”. Provavo a utilizzare l'aforisma di Benedetto Croce: “Un giornalista ogni giorno deve dare un dispiacere a qualcuno”. Da giovane sindacalista, in una realtà come quella napoletana, elementi da trattare ne avevo ad iosa. Si possono ben immaginare le posizioni assunte dal sottoscritto su Nuova Stagione dal 1985 in poi, quando si decise la privatizzazione della Sme, che dopo grandi sforzi era riuscita proprio in quel periodo a raggiungere l'attivo. La Sme allora raggruppava diverse aziende di prodotti agroalimentari. C'era Alemagna, Bertolli, Cirio, Mellin, Motta, Star, Surgela. Al sottoscritto interessava la Cirio perché diversi amici ed amiche lavoravano in quella società. In Cisl allora mi occupavo di agricoltura ma seguivo con interesse anche il sindacato degli alimentaristi. Proprio con alcuni dipendenti della Cirio, nel 1980, il giorno dopo il terribile terremoto che colpì l'Irpinia, andammo in taluni comuni a dare il nostro contributo di volontariato. Come al solito arrivai un sabato, verso le ore 11, alla sede di Nuova Stagione a consegnare il mio articolo. Mi accolse sorridente mons Pignatiello che mi chiese di quale argomento trattata il 'pezzo'. Dopo che avevo finito il mio racconto, sempre sorridente, mi comunicò che il suo capo, l'Arcivescovo di Napoli, il cardinale Corrado Ursi, si era lamentato delle considerazioni che facevo sulla Cirio nel numero del giornale della settimana precedente. Mi meravigliai non poco pensando che il Cardinale aveva ben altro da fare che leggere quello che scrivevo io. Come se mi scrutasse nel pensiero il monsignore mi rispose che erano arrivate “dall'alto” telefonate di dissenso. Non capivo. E allora lui mi spiegò che a Romano Prodi, o ad uno dei suoi, non erano piaciute le considerazioni che facevo sulla Sme. Quelle critiche pesanti fatte dal giornale della Curia napoletana potevano diventare un problema e, allora, meglio chiedere di lasciar perdere. Ci rimasi molto male, ma monsignor Pignatiello, su per giù mi disse: “Adda passà 'a nuttata. Facciamo passare qualche numero eppoi, al solito, scrivi quello che vuoi”. Sempre negli anni ottanta ricordo che organizzai un convegno a Torre Annunziata con Leoluca Orlando. Invitai anche monsignor Pignatiello che non mancò all’appuntamento. Durante l’intervento del monsignore, il futuro sindaco di Palermo, mi sussurrò all’orecchio: “Ma questo è una forza della natura, scavalca a sinistra padre Ennio Pintacuda”. Il gesuita Pintacuda, negli anni ottanta, era a fianco di Orlando e contribuì alla nascita di alcuni importanti movimenti politici come Città per l’Uomo e la Rete. Le combinazioni della vita sono incredibili. A distanza di tanti anni sono diventato amico dell’attuale “proprietario” della Cirio, il presidente di Confcooperative, Maurizio Gardini. Persona che stimo molto. E, proprio per questo, avendo lui rilanciato un marchio a me più che caro, mi permetto chiedergli: “Come sarebbe bello se la Cirio riaprisse qualche stabilimento al Sud”.