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“Spazzacorrotti”, beffa anche per chi patteggia

Opinionista: 

“Spazzacorrotti”. Assurdità di vedere applicate in modo retroattivo modifiche normative in materia di esecuzione penale. Beffato anche chi patteggia. Non ha previsto una disposizione transitoria per la nuova muscolare norma. È la riforma voluta dal Guardasigilli Alfonso Bonafede e approvata in via definitiva a dicembre. Un provvedimento che il M5S ha promosso col nome “spazza-corrotti” e che ha uno scopo preciso, oltre che ambizioso: contrastare in maniera efficace il fenomeno criminoso rappresentato dai delitti commessi ai danni della Pubblica amministrazione. Senza giri di parole, la nuova norma rischia di provocare risultati aberranti che, per mera sciatteria legislativa, potranno impattare gravemente sulla vita delle persone, quelle cioè già condannate con sentenza definitiva e in attesa della decisione del giudice di sorveglianza circa la sospensione condizionale con messa alla prova. Io ho già visto sia a Poggioreale che nel carcere di Salerno decine di detenuti che sono “vittime” di questo provvedimento. E molte di queste persone hanno superato i settanta anni e si trovano in carcere per pene inferiori ai tre anni. Il loro reato è ostativo, come quello di mafia, e non vedono, oltre che per la retroattività, concretizzarsi i benefici penitenziari previsti dalle normative. Più carcere, solo carcere, in una sorta di rancore sociale, per il reato e non per la quantità della pena. Ma loro dicono che la legge fa arrestare i “colletti binchi”! In violazione del principio di eguaglianza sono equiparate in maniera automatica situazioni tra loro ben diverse. Una legge che fa discutere non solo la politica, ma anche nelle aule dei tribunali. In sostanza, i condannati per corruzione o peculato in base alla nuova norma non potranno più sospendere l’esecuzione della pena in attesa di richiedere la messa alla prova o l’affidamento ai servizi sociali, ma dovranno passare necessariamente dal carcere. Si parla di persone già condannate con sentenza definitiva e in attesa della decisione del giudice di sorveglianza (o ancora dell’ordine di carcerazione sospeso) che non potranno avvalersi del più classico dei benefici: appunto, la sospensione condizionale con messa alla prova. È da tempo che finisce nel vuoto ogni obiezione mossa dalle difese sull’assurdità di vedere applicate in modo retroattivo modifiche normative in materia di esecuzione penale, tuonano le camere penali, che in una lettera consegnata al Capo dello Stato hanno esposto i profili di illegittimità costituzionale di questa che è la norma più controversa. In totale spregio dei principi dell’irretroattività della norma penale sfavorevole e della certezza del diritto, agendo sul piano sostanziale incide sull’entità della pena. La nuova norma, in pratica, conferma l’inasprimento delle pene per corruzione (ex articolo 318 del codice penale) e appropriazione indebita (ex 646 Cp). Inasprire si può, chiaro, ma sempre nel rispetto dei principi costituzionali. In tutta Italia, ora, rischiano (ed è un rischio reale e urgente) di contarsi decine e decine di amministratori locali e funzionari pubblici improvvisamente destinati al carcere. E le condizioni in cui versano le carceri, sappiamo, sono di drammatica entità. Ma questo è un altro capitolo ancora. Si parla di persone già condannate con sentenza definitiva e in attesa della decisione del giudice di Sorveglianza (o ancora dell’ordine di carcerazione sospeso) che non potranno avvalersi del più classico dei benefici: la sospensione condizionale con la messa alla prova. E molte di queste hanno superato i settanta anni e si trovano in carcere per pene inferiori ai tre anni.