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Apprendisti stregoni per praterie grilline

Opinionista: 

Gioacchino fece la legge e Gioacchino fu impiccato. L’accelerazione sulla riforma elettorale voluta da Berlusconi e Renzi rischia di aprire una prateria a Grillo e Salvini. L’accordo offerto dal Cav all’ex premier, infatti, porta con sé più incognite che certezze. Innanzitutto, il leader di Fi sta offrendo su un piatto d’argento la cosa cui il segretario Pd tiene di più: le elezioni anticipate. Renzi ha un disperato bisogno di votare in autunno per evitare d’intestarsi la durissima manovra finanziaria di fine anno. Quella sarà la vera resa dei conti che l’Italia sarà chiamata a fare con gli anni del renzismo al governo. Salvo altri maxi sconti dall’Ue, infatti, verranno al pettine tutti i problemi allegramente rinviati e aggravati dalla repubblica dei bonus e degli incentivi a debito. È evidente che se si andasse al voto dopo il varo di una manovra lacrime e sangue, il Pd pagherebbe un pesante dazio. Non solo. Le urne a ottobre consentirebbero ai dem di evitare le conseguenze delle Regionali siciliane, che si annunciano come un bagno di sangue. Per l’illusionista di Rignano, dunque, è vitale anticipare le urne e passare così la patata bollente al prossimo Governo. Già, ma a chi? E qui veniamo alla seconda parte del piano. Dopo aver gridato un giorno sì e l’altro pure che lui era per il maggioritario, bollando coloro che caldeggiavano il ritorno al proporzionale come ignobili conservatori, coltivatori di caos e ingovernabilità, l’ex premier si è improvvisamente convertito, facendo sapere a Berlusconi di essere disponibile a trattare sul sistema di voto tedesco. Cioè un proporzionale con sbarramento al 5%. Perché quest’inversione a “U”? Perché Renzi sa che in questo modo non vincerebbe nessuno, e spera che i numeri possano consentirgli - dopo il voto - di fare un Esecutivo di larghe intese, magari affidandolo ad un qualche esponente di seconda fila del Pd (ad esempio lo stesso Gentiloni), sul quale scaricare la responsabilità della manovra. Insomma, per Renzi sarebbe un affare. Ma Berlusconi cosa ci guadagnerebbe? È vero, Silvio l’Eterno spera sempre nella riabilitazione politica che potrebbe giungere da Strasburgo, ma più passa il tempo, meno s’illude che la sentenza possa arrivare in tempo utile per le urne. Soprattutto, Berlusconi sa bene che le possibilità di vincere per lui sono ridotte al lumicino. Il proporzionale è allora l’unico modo per non essere emarginato. Un risultato qualsiasi gli basterebbe per essere decisivo in un Esecutivo di unità nazionale. Inoltre, votare in autunno gli consentirebbe anche di sfruttare l’onda lunga delle elezioni tedesche che dovrebbero ulteriormente frenare gli anti-euro alla Salvini. Tuttavia, sia Renzi sia Berlusconi sembra stiano sottovalutando un paio di cosette. La prima è che questo tipo d’intesa sarebbe percepita da tutti gli elettori, indipendentemente dalla loro fede politica, come un modo per tenere a galla partiti con consensi sempre più ristretti. La seconda è che un accordo siffatto potrebbe provocare il risultato opposto: pur di rompere con una classe dirigente considerata da tanti scellerata, incompetente e ormai sconnessa dalla realtà della Nazione, tanti indecisi potrebbero orientarsi verso M5S e Lega. Grillo e Salvini, infatti, non sono contrari ad un sistema, quello tedesco, che gli consentirebbe di fare il pieno dei voti senza l’onere di governare. Nell’elettorato, soprattutto quello di centrodestra, l’ostilità nei confronti di Renzi e del renzismo è più diffusa di quanto probabilmente Berlusconi valuti. Un Nazareno bis potrebbe avere effetti devastanti da quelle parti. Per non parlare del rischio che uno stallo politico provocherebbe sulla tenuta finanziaria dell’Italia.