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Bagnoli smetta di essere l’eterna incompiuta

Opinionista: 

Quella di Bagnoli è una vicenda dolorosa, oltre che vergognosa, che si trascina ormai da 30 anni, senza che all’orizzonte si riesca a trovare un barlume di luce per il recupero di uno dei territori potenzialmente più ricchi e strategicamente importanti di Napoli. È la storia simbolo di un’occasione continuamente mancata, la perfetta cartina di tornasole dell’immobilismo, del silenzio assordante e complice, dell’incapacità e del solito rimpallo di responsabilità che ha caratterizzato le sinistre al governo, non solo a livello centrale, ma ancor di più al Comune e a Palazzo Santa Lucia. Era il lontano 1994 quando si cominciò a parlare di risanare l’area attraverso una bonifica, necessaria per la riconversione dell’ex polo industriale (Bagnoli aveva ospitato, oltre ad altri stabilimenti, le acciaierie dell’Ilva, ex Italsider). Ma oggi, dopo oltre mezzo miliardo di euro bruciati (persino la cifra esatta degli sprechi non è ancora chiara), inchieste della magistratura e infiniti piani di bonifica inattuati, ci si ritrova al punto di partenza. Bagnoli resta una landa desolata sempre più appendice mastodontica della periferia, a testimonianza del totale fallimento di un’idea della politica, ancora prima che del programma in sè. Anzi, è paradossale ricordare che sono stati più volte i magistrati contabili ad evidenziare come in molti casi ci siano stati interventi addirittura peggiorativi sul fronte dell’ambiente. E cioè l’obiettivo che le anime belle della sinistra hanno sempre sbandierato come focus dell’intervento. Un esempio? Un’analisi dei documenti del Programma di risanamento ambientale e di rigenerazione urbana - vale a dire il Praru - relativo a Bagnoli-Coroglio, fa emergere che è stata prevista la realizzazione di un secondo scolmatoio fognario, da affiancare a quello di Cala-Badessa. Con le immaginabili e incalcolabili ripercussioni negative sulla qualità delle acque marine che lambiscono questo tratto di costa. A volte mi chiedo: ma finora si è voluto veramente recuperare Bagnoli? Dai risultati, nulli fin qui arrivati, dal braccio di ferro perpetuo che ha visto protagonisti l’ex sindaco e l’attuale presidente della Regione, non può venire che un’unica risposta: no. Quella che invece è sempre stata evidente nel dibattito tutto interno a costoro è la completa mancanza di trasparenza a copertura di una gestione deleteria. Da qualche mese il ruolo di commissario alla bonifica è ricoperto dal nuovo sindaco di Napoli, ma relativamente alla precedente gestione poco o nulla è dato sapere. Quali sono, ad esempio, i risultati ottenuti - con ulteriore dispendio di denaro pubblico - dal commissario imposto a settembre del 2018 alla guida della struttura commissariale dalla coppia giallo arancione Fico-De Magistris, con la sponsorizzazione dell’ex ministro per il Sud, la grillina Barbara Lezzi? Allo stato non è possibile conoscere neppure il bilancio delle misure messe in campo, nonostante da tempo, io per primo ho presentato richieste di chiarimenti rispetto agli interventi e al loro stato. Come pure puntuale è stata la denuncia degli sprechi sulla gestione di Bagnoli, tra gli altri quello perpetrato dalla scorsa amministrazione di Palazzo San Giacomo, che di fatto ha sborsato 350mila euro di soldi pubblici in favore dell’Ispra, pagati a ridosso dell’ultima campagna elettorale per un Piano di caratterizzazione ambientale delle aree marino-costiere risalente a 15 anni prima. Anche in questo caso, la Corte dei Conti ha ipotizzato l’esistenza di un danno erariale per oltre una decina di milioni di euro. Per non parlare poi di un altro capitolo dolente: la famosa colmata a mare. Da tempo immemore la sua eliminazione è argomento di discussione. Resta il fatto che, dopo analisi, controanalisi, sopralluoghi, progetti, tutti pagati con denaro dei contribuenti, non è stato individuato ancora un modo per smaltire gli eventuali materiali generati dalle opere. Insomma, al di là delle modalità degli interventi da portare a compimento, finora non si è riusciti, o meglio si è preferito non comprendere, quello che davvero serve. Io propongo da anni un progetto di sistema che restituisca Bagnoli ai napoletani e la rilanci sul fronte delle bellezza paesaggistica, dell’ambiente, della cultura e come polo dell’innovazione tecnologica (a partire da Città della Scienza), dello sviluppo e del turismo, tutti fattori che giocano, tra l’altro, un ruolo fondamentale relativamente alla creazione di posti di lavoro, e che possono rappresentare la strada da percorrere per contrastare la piaga della disoccupazione, che da noi, fa registrare tassi drammatici. Per far questo occorre smettere di pensare alla zona occidentale di Napoli come è stato fatto negli ultimi 30 anni dalla sinistra, che l’ha relegata ad area sempre più periferica. Stiamo parlando di un territorio dalla spiccata vocazione turistica, dalle risorse preziose, che, come più volte ho sottolineato, può rappresentare la porta Ovest della città, un polo in grado di valorizzare le energie del territorio, allo stesso modo in cui va fatto per la porta orientale di Napoli, San Giovanni a Teduccio. Ma bisogna affrontare la questione a 360 gradi, partendo da un nuovo piano urbanistico, il solo elemento in grado di sostenere l’investimento delle risorse economiche necessarie (serve almeno un miliardo di euro). I soldi, pubblici o privati, non ce li regalerà nessuno, ma vanno intercettati presentando progetti di reale fattibilità, con un aggiornamento del Praru che semplifichi la realizzabilità del percorso di recupero, sia pur garantendo i fattori indispensabili, come quello dei collegamenti e della balneabilità. Un progetto da realizzare col coinvolgimento di tutti e in armonia, nell’interesse superiore di Napoli e della Campania. Noi siamo pronti ad offrire il nostro contributo, le professionalità e le energie necessarie per la rinascita di quest’altro pezzo fondamentale del Nostro Posto. Con l’obiettivo di ottenere che Bagnoli cessi di essere l’eterna incompiuta, simbolo di un fallimento.