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Città Metropolitana: pessima la legge Del Rio

Opinionista: 

Caro direttore, leggo sul giornale di ieri, a firma di Giuseppe Mazzella, un articolo a titolo “Ente Provincia 46 anni di parole”. Premesso che non credo voglia farmi responsabile dei 46 anni precedenti quando, evidentemente, non era assolutamente nelle mie corde occuparmi della Provincia; semmai è dal maggio 2015 che può attribuirmi qualche responsabilità. Premesso che convengo con lui che la legge del Rio è pessima, una delle mie preoccupazioni nella stesura dello statuto al quale ho contribuito, è stata proprio quella di attutire l'impatto antidemocratico che costituisce. Difatti ho subito convenuto che fossero necessarie le elezioni dirette e che si dessero ampie possibilità ai Comuni di intervenire in tutte le materie di competenza della Città Metropolitana. Quanto alle elezioni dirette siamo ancora in attesa di una legge dello Stato che le renda possibili. Quanto invece alla partecipazione e all'elaborazione democratica dei Comuni il discorso è più complesso. Innanzitutto non sfugge che nessuna Città Metropolitana d'Italia ha 92 Comuni, dal più piccolo, Liveri, con poco più di 1.600 abitanti, al più grande, Napoli, con circa un milione di abitanti passando per Giugliano con quasi 130 mila abitanti e Pozzuoli con oltre 80 mila abitanti. A questa particolare caratteristica bisogna aggiungere la frammentarietà di alcune comunità (esempio l'isola di Ischia) e, viceversa, la densità abitativa di alcuni quartieri della città di Napoli come il Vomero e Fuorigrotta. Quindi l'armonizzazione di cui ho più volte parlato deve tener conto di tutte queste pecularietà. Tuttavia mi colpisce che l'articolo di Mazzella, da un lato, effettua una giusta critica alla legge Del Rio, mentre dall'altro non ne trae adeguate conseguenze. Cosa voleva essere la legge Del Rio? Ridurre la Provincia esclusivamente ad Ente di funzioni? Premesso che neanche le funzioni possono considerarsi neutre, il tentativo della legge Del Rio non ha voluto cancellare del tutto la Politica ma ha fatto in modo che una maggioranza sia difficilmente possibile. Questa è la condizione nella quale il Sindaco e i vice Sindaco Metropolitano si trovano ad operare. Per questa ragione si è vissuta la schizofrenia di un bilancio che in prima istanza è stato sostenuto dal gruppo che ha come referente il Sindaco ed anche dal centro destra ma, successivamente, è stato avversato dal Centrodestra e approvato grazie all'astensione del Pd e con voto favorevole di alcuni consiglieri del Centrodestra, consapevoli che la mancata approvazione del bilancio sarebbe stato un disastro, non solo per i Comuni ma anche per i dipendenti della città Metropolitana. Forse è a ciò che la legge Del Rio voleva condurre ossia ad un Ente di funzioni che ponga in primo piano il bene comune e sullo sfondo l'appartenenza partitica. Se questo è stato il ragionamento del legislatore sicuramente non ha tenuto conto di due fatti. Primo che nessuna scelta del territorio può considerarsi neutrale: c'è sicuramente differenza tra impiegare le proprie risorse per la sagra della salciccia oppure per la difesa delle coste, così come c'è differenza tra impiegare le proprie risorse per alimentare il turismo oppure per costruire una nuova strada. È chiaro che le scelte devono essere condivise ma proprio su questa condivisione la legge non dice nulla ed anzi decurta gli organi collegiali e tutti gli istituti della compartecipazione. D'altra parte la legge Del Rio non ha tenuto conto che esistono i partiti i quali, dopo aver gettato la croce sul centralismo democratico, di fatto lo applicano ai loro eletti, pronti a sfiduciare chi non si attiene ai diktat maturati fuori dall'Ente. Un esempio per tutti. Il 28 dicembre 2015 l'odg del Consiglio Metropolitano prevedeva la votazione di una variazione di bilancio di circa 15 milioni di euro di cui più di 11 per l'incremento della raccolta differenziata, 2 milioni per la Reggia di Portici, circa 1,5 milioni per il risanamento delle coste dell'area flegrea e delle isole ed anche una piccola somma per le fotografie satellitari, richieste da quattro procure per il controllo del territorio (abusivismo, incendi, frane, interramento di rifiuti tossici etc). Ebbene in quella seduta il numero legale è venuto meno in quanto compattamento il Pd è uscito dall'aula insieme a Fratelli d'Italia , ad una parte di Forza Italia e Dcd-area popolare. Sarebbe stato un cattivo provvedimento? Eppure abbiamo sentito affermare un consigliere che la raccolta differenziata non è più un problema. Surreale, poi, la telefonata ad una funzionaria della Città Metropolitana da parte di un comune il cui consigliere metropolitano si era allontanato assieme agli altri, per lamentarsi del mancato acquisto di compostiere e spazzatrici. I lettori del Roma comprenderanno che quando l'etica delle istituzioni viene meno, tutto diventa più difficile. Quanto all'appunto che Mazzella fa a me personalmente, dimentica che vi è un forte ritardo da parte dell'ente regionale nell'attribuzione delle adeguate competenze alla Città Metropolitana di Napoli. Tuttavia questo Vice Sindaco, di concerto con il Sindaco, non solo ha ascoltato in quattro appuntamenti i Comuni della Città Metropolitana ma, attraverso Protocolli d'Intesa tra Comuni, sta concertando quanto meno delle linee programmatiche per lo sviluppo delle costituende zone omogenee; assieme al delegato consigliere metropolitano Toncone che sta recandosi presso le varie comunità, si sta rafforzando il percorso di un Ptcp mai nato, verso il Piano territoriale metropolitano. Ciò mentre il Governo a gamba tesa cerca di ridurre le competenze sia regionali che della Città Metropolitana nominando commissari che, calati dall'alto, fino ad oggi sembrano avere un solo scopo: sottrarre ai territori le legittime competenze e risorse. Così per Bagnoli, così per il Miglio d'Oro. Anche Mazzella capisce il lavoro che in questi giorni si sta facendo nei 10 Comuni della buffer zone del sito Unesco di Pompei, affinchè non vengono esautorate nelle loro competenze.

*Vicesindaco della Città Metropolitana