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Com’è difficile oggi essere donna a Napoli

Opinionista: 

La quotidianità nella disastrata Napoli di oggi è complicata per tutti. Ma, essere donna nel Nostro Posto, è ancora più difficile. Agli ostacoli comuni, se ne aggiungono altri che rendono davvero complesso riuscire a vivere a pieno la propria identità femminile. Tanti, troppi gli episodi che la cronaca ci restituisce. L’ultimo, in ordine di tempo, quello della vigilessa aggredita a piazza Garibaldi da un gruppo di immigrati in assembramento senza rispettare le regole che hanno provato a rifiutare la multa perché ritenevano che una donna non avesse titolo per farlo. Non basta la banale considerazione che, almeno in un Paese che vive nella legalità, le norme si rispettano indipendentemente dal sesso dell’agente di polizia che te ne contesta la violazione: troppo spesso la condizione femminile rappresenta un ostacolo se si prova a far rispettare i propri diritti. Certo, non è solo questione di razza, ma più in generale di cultura, a partire da quella, orribile, della camorra. Dietro l’apparente romanticismo dell’”amore per sempre”, cosa rappresenta, se non una orribile riduzione della donna a proprietà, la pretesa dei clan di trasformare in vedove bianche, indipendentemente dai loro sentimenti, le mogli degli ergastolani? Non fa orrore la triste vicenda della ragazza, fidanzata col baby boss della “paranza dei bambini” ucciso da qualche tempo, che, intrisa di “valori” criminali, ha di recente raccontato alla stampa il suo essere votata per sempre al “rispetto”? Attenzione però. Farebbe comodo a tutti noi derubricare la marginalizzazione dell’universo femminile a questi contesti degradati e, per fortuna, marginali della nostra società. Ma la verità è assai più dura: essere donna in qualsiasi settore, ambito o contesto sociale a Napoli è un’autentica battaglia. Non è solo conseguenza di pur innegabili ritardi socio-culturali tipici della nostra società o, tantomeno, di un destino “cinico e baro” per le donne. Esistono anche delle precise responsabilità istituzionali che pesano proprio perché, proprio attraverso le azioni messe in campo dalle Amministrazioni, si potrebbe iniziare a riscrivere in positivo i contenuti delle condizione femminile. Qui più che altrove perché qui più che altrove, sul piano del sostegno pubblico, manca davvero tutto. A livello comunale e regionale, in questi anni non sono state messe in campo misure che consentissero alle donne di essere madri e lavoratrici, mogli e lavoratrici: insomma di poter vivere la propria vita in pieno senza dover rinunciare per forza a qualcosa. Si chiamano politiche sociali, qualcuno se ne ricorda? Perché poi non dobbiamo meravigliarci se le statistiche segnalano che le donne faticano a fare carriera a livello pubblico e privato in confronto agli uomini. Vanno aiutate, sostenute, incentivate. Come? Combattendo il precariato, realizzando politiche attive del lavoro, realizzando i nidi nelle aziende e negli enti locali, andando oltre le mere quote rosa nei consigli di amministrazione. Questa pandemia che tanti economici sta producendo ha colpito innanzitutto le donne. Basta guardare i numeri freddi delle statistiche. Non è un caso, non è un tema che possiamo rimandare. La politica tutta deve farsene carico, e non solo sotto campagna elettorale. Perché, ribadisco, ci siamo abituando alla soppressione dei diritti fondamentali. Il caso della vigilessa, per esempio, è successo pochi giorni fa ma nel 2015 ne accadde uno simile: a dimostrazione che non è cambiato nulla. Erano le 9,30 del mattino quando Annunziata Sasso, in forza all'Unità operativa della polizia municipale San Lorenzo dal dicembre del 2013, si avvicinò ad un ambulante di origini ghanesi per un accertamento: alla richiesta dei documenti e del permesso di vendita l’uomo la insultò e si scagliò contro di lei colpendola più volte al petto fino a farla finire in terra senza respiro. Ce ne eravamo dimenticati, vero? Ora basta. La politica e le Istituzioni – noi come Lega siamo fortemente impegnati sul fronte del welfare e del lavoro – devono operare concretamente per iniziare a rimuovere i tanti ostacoli posti sulla strada alle donne. Investimenti economici a lungo termine, sostegno al lavoro femminile, bonus alle giovani mamme, tanto per cominciare. A Napoli deve essere possibile coniugare lavoro e vita privata, ordinarietà familiare con legittime aspirazioni. Il principio di uguaglianza, spesso sbandierato dalle sinistre, in tutti questi anni delle loro amministrazioni non è mai stato rispettato. Col risultato che, anche sotto questo profilo, oggi Napoli è una città sfilacciata e diseguale. Noi siamo impegnati a costruire i contenuti di un’azione di governo che restituisca la fiducia in chi governa e opera perché capace di garantire a tutti le medesime condizioni.