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Da Sorrento a Miseno Il “Golfo dei desideri”

Opinionista: 

Una linea costiera sinuosa, e solo in apparenza “morbida”, abbraccia una massa d’acqua che sembra non avere limiti, un oceano più che un’ampia insenatura del basso Tirreno. Le giornate vissute come dentro una soffocante bolla di calore, spingono verso “geografie” più respirabili e, perchè no, balneabili. Un’idea che porta lo sguardo a congiungere, non solo virtualmente, una Punta e un Capo: la Punta della Campanella alla estremità della penisola sorrentina, e il Capo Miseno che dalla parte opposta sovrasta, in territorio flegreo, il porto in cui i romani riparavano le navi. Luoghi privilegiati che oggi valutiamo più dal pragmatico profilo del consumo, che per i valori rappresentati. *** UN IERI INDIMENTICABILE. Raggiunto il mare davanti alle “bocche” di Capri e al roccioso salto di Tiberio, la longilinea penisola sorrentina (dove per Goethe “crescevano i limoni”), non vuole dispiacere nessuno. La sua punta, a forma di terrapieno, si divide in due: una parte va verso il golfo di Salerno da Nerano a Positano, un’altra resta “attaccata” al golfo partenopeo. Da lontano, a destra, è come se tendesse la mano al Capo Miseno. Insieme delimitano, come due porte, la “oceanica” massa d’acqua. Insieme si “danno” ai ricordi. Territorio di confine, la penisola è stata, fin dai tempi antichi, ricoperta da sacralità. Sfuggito al richiamo delle Sirene, Ulisse vi costruì un tempio a Minerva (lui la furbizia, lei la saggezza). Per Capo Miseno va riletta l’Eneide nel punto in cui il trombettiere di Enea sfida, a chi è più bravo come suonatore, il figlio del dio del mare, Tritone, che si esercitava con un corno di conchiglia. Il dio dei venti, Eolo, solidarizza con Tritone e fa cadere in mare lo sfidante Miseno che scompare nei gorghi. *** DAL MITO A OGGI. Punta della Campanella è preziosa riserva marina. Protette, con monitoraggio costante, la vegetazione e le specie ittiche che si riproducono in acque fresche e chiare. A sua volta il faro di Capo Miseno accompagna di notte i naviganti per mari che spesso nascondono grandi insidie. Ma il Golfo ha un’estensione di 870 chilometri e una linea terrestre che ne ingloba 195. Gli allarmi sono frequenti proprio per quell’idea predatoria, di mare e coste, assai dura a morire. Ne sanno qualcosa Legambiente e Marevivo. Pur compiaciuti che tanti “mari” regionali conquistano bandiere blù, non smettono di denunciare inquinamento delle acque, violazione di aree marine protette, pesca di frodo, scarichi fognari, sversamento di rifiuti, infrazioni pesanti al codice della navigazione. Una illegalità diffusa nelle regioni con maggiore estensione costiera: Campania prima seguita da Puglia, Calabria e Sicilia. *** AREA FLEGREA. I campi, ardenti tutto l’anno, d’estate ribollono per il quotidiano, massiccio, pendolarismo. Colonne di auto e mezzi vari, vagoni stracolmi di Cumana e Circumflegrea. Dai laghi, alle stufe di Nerone, a Bacoli: spazi esauriti, crisi di nervi per chi non trova nemmeno pochi centimetri di spiaggia libera, stabilimenti pieni. Si tentò di porre drastici limiti a transiti e soste nelle aree già di per sé intasate. Di fronte alla spasmodica ricerca di respirabilità, nessuna restrizione ha dato risultati. Ogni estate ha il suo stress. Lucrino di oggi è tutt’altra cosa rispetto ai decenni scorsi: da villeggiatura distensiva e riposante, a spazio conteso per un “posto al sole” anche se modesto. Nè ci sono vie d’uscita più a nord se si pensa ai “carnai umani” che sono i litorali di Castel Volturno e Domiziana. Recentemente un “concerto in spiaggia”, con Jovannotti, ha fatto capire che qui non c’è soltanto un “pezzo d’Africa”, ma una risorsa naturale che è uno spreco imperdonabile lasciar deperire. *** DECADENZA DI POSILLIPO. Si può ancora parlare di luogo “addiruso” come nella famosa canzone di Murolo e Gambardella? Nettamente contrari sia i bagnanti che i gestori degli stabilimenti. Al mare sporco (scarichi abusivi da ville, navi, barche di varia “pezzatura”) si unisce l’erosione della costa con le spiagge che “vanno e vengono” secondo le meteo mutazioni. Da bagno Sirena a Riva Fiorita alle Rocce Verdi è battaglia contro ogni tipo di degrado (plastica di terra e quella, ancor più pericolosa, di mare). Degradano ambiente e uomini. A Riva Fiorita, l’ambientalista Francesco Emilio Borrelli cerca di contrastare i parcheggiatori abusivi e violenti (un fenomeno da 100 milioni l’anno). La sua moto va sùbito a fuoco. *** DA BAGNOLI A SAN GIOVANNI. Una linea lunga piena di percorsi neri. Ma è qui che si riversano, in grandi quantità, gli abitanti dei quartieri più popolosi che si affannano dal corso Vittorio Emanuele verso il mare. Da Nisida e Coroglio al Forte di Vigliena passando per la Gaiola, Mergellina, le scogliere e i “baffi” del lungomare, le rotonde di Santa Lucia e Diaz che ogni giorno è un labirinto di gommoni e motoscafi (“per muoversi in acqua e rimanere incolumi, i bagnanti -si scrive- hanno dovuto imparare il twist tra poppe e prue”). Dal colore delle acque il grado di inquinamento. Bene il giallo che una volta era di Mergellina, male il bianco e il nero catramoso dei giorni nostri. Un bel ricordo è il “Mare verde” di una bella canzone di Giuseppe Marotta. *** DATI INQUIETANTI. Molte spiagge sono libere ma non balneabili. E l’incantevole Golfo resta così, sconsolatamente, lo “specchio delle nostre brame”.