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Dagli Stati Uniti all’Italia: il flagello dei demagoghi

Opinionista: 

Il disastro dei demagoghi. Si scrive Usa, si legge Italia. L’assalto al Campidoglio operato dalla frangia più violenta dei sostenitori di Trump è la prevedibile conclusione del processo iniziato 4 anni fa, quando il virus della demagogia (non il populismo, che nella storia fu cosa seria) si è impossessato della destra americana prima e di molte destre europee subito dopo, compresa quella italiana. Un virus tracimato dalla sinistra che una volta si sarebbe detta massimalista, contro il quale né gli infiacchiti repubblicani americani né il centrodestra italiano, troppo vecchio, logoro e diviso al suo interno, sono riusciti ancora a trovare un vaccino adeguato. Per misurare quali e quanti danni abbia provocato a destra la stagione della demagogia basta guardare il suo lascito. Dopo aver promesso che la sinistra sarebbe tramontata sotto i colpi mortali della nuova destra «che finalmente incarna il popolo», quella stagione si conclude col ritorno al potere delle peggiori sinistre disponibili sul mercato elettorale e naufragando nel caos: violento negli Usa, istituzionale e politico in Italia. Negli Stati Uniti, grazie ad una scellerata e inspiegabile gestione della pandemia, Trump è riuscito nella poco invidiabile impresa di devastare una nobile tradizione politica, facendo vincere un candidato che fino a poche settimane prima neanche gli elettori democratici erano intenzionati a votare. La sinistra di Biden, infatti, è la stessa che aveva candidato la Clinton 4 anni prima. L’establishment democratico ha così ripreso il timone alla prima occasione, mentre la reazione scomposta ed eversiva di un presidente sconfitto innanzitutto da se stesso e dai suoi errori, che non accetta la sconfitta elettorale e aizza continuamente i suoi fan, fa apparire oggi la sinistra americana come la paladina e la salvatrice delle libertà costituzionali e della democrazia. Un regalo tanto grande quanto immeritato. In Italia, sia pure (per ora e per fortuna) con esiti meno drammatici grazie ad un’economia ibernata dal blocco dei licenziamenti e da dosi massicce di Cassa integrazione con garanzia europea, sta accadendo qualcosa di simile. Nel 2018 la vittoria della demagogia gialloverde ha provocato la spaccatura del centrodestra, spalancando le porte ad un Governo che, dichiarando l’abolizione della povertà a botte di deficit, decreti dignità, redditi di cittadinanza e prepensionamenti (Quota 100), prometteva di relegare il Pd all’opposizione e di riscattare la Nazione su una strada antieuropeista. Ad incoraggiare gli apprendisti stregoni del neomassimalismo nostrano c’erano proprio gli input provenienti da oltreoceano. L’esito di questa scommessa è sotto gli occhi di tutti: dopo una fiammata effimera, lo scontro tra la demagogia e la realtà ha prodotto il ritorno al potere della vecchia sinistra in alleanza con la formazione grillina, pronta a farsi concava e convessa pur di restare al governo. Di contro, la frattura provocata nel centrodestra dall’ubriacatura antipolitica stenta a ricomporsi, impedendo la ricostruzione di un’unità autentica e il necessario rinnovamento di un progetto conservatore per un’alternativa seria e credibile alla pur divisa maggioranza giallorossa. Qualcosa di simile è avvenuto anche in Francia, dove i tanti voti della Le Pen sono serviti solo da volano alla vittoria di Macron, mentre maturava il disastro del centrodestra gollista. In Germania solo la leadership della Merkel, unita alla solidità e alla stabilità del sistema politico teutonico, hanno impedito che accadesse qualcosa di simile. Il virus demagogico ha avuto effetti disastrosi in Occidente. Questa pandemia d’imbecillità va assolutamente fermata. Occorre ripristinare il primato della politica delle idee su quella della propaganda e delle promesse irrealizzabili. Ed eversive.