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E Berlusconi intanto si guarda allo specchio

Opinionista: 

“Chi vede come leader del centrodestra nel prossimo futuro?”. A questa domanda sembra che Silvio Berlusconi abbia risposto: “Per vederlo, debbo guardarmi allo specchio”. Tornato in campo con l’obiettivo di frenare il quotidiano e massiccio esodo dei suoi parlamentari verso la nuova formazione politica di Denis Verdini, e rilanciare il suo partito dato in caduta libera dai sondaggi, l’ex Cavaliere punta, dunque, ancora una volta, su se stesso. Diciamolo senza infingimenti: sbaglia. E per almeno due motivi: il primo è che non è saggio pensare di poter ripetere sempre e comunque il passato; il secondo che il centro-destra non ha bisogno soltanto di un leader: ha bisogno di una politica. E, allo stato degli atti, non l’ha. Dicono gli uomini di teatro che la grandezza di un attore si riconosce da come sa uscire di scena ancor più che da come sa entrarvi; affermazione tanto più vera quando, anziché di un attore, si parli di leader politici. Leader (comunque lo si giudichi) Berlusconi indubbiamente lo è stato. Ma con un punto debole: quello di non riuscire a vedere oltre se stesso, di non preoccuparsi minimamente, cioè, di preparare la propria successione. Anzi, è apparso impegnato ad ostacolare l’avvento di chiunque aspirasse a prendere il suo posto. Cominciò con Gianfranco Fini, costringendolo a lasciare il partito, e ha proseguito abbattendo uno dopo l’altro, come birilli, tutti coloro che hanno osato farsi avanti come possibili candidati alla leadership del centrodestra. Ecco perché ora dice che, per individuare il futuro leader della sua parte politica, non può far altro che guardarsi allo specchio. Purtroppo, però, per lui e per il suo partito, quella che lo specchio riflette non è più l’immagine di vent’anni fa e lo specchio potrebbe rispondergli, come alla regina di Biancaneve, ch’egli non è più, ormai, “il più bello del reame”. Così non è neppure possibile, per lui, richiamarsi, per lui - come qualcuno ha fatto - al “rieccolo !” (formidabile trovata del Maestro !) con il quale Indro Montanelli fotografò le ricorrenti rinascite di Amintore Fanfani, sempre pronto a rialzarsi dopo ogni caduta. Fanfani si rialzava e, sorprendentemente, vinceva. Difficile pensare che Berlusconi possa tornare a vincere. Anche perché, obiettivamente, si stenta a individuare attraverso quale strategia politica questa rivincita potrebbe realizzarsi. Rimirandosi allo specchio, chiuso nel proprio “cerchio magico”, Berlusconi non mette in atto alcuna strategia. Nel suo ultimo intervento pubblico, sforzandosi di rivitalizzare il proprio depresso elettorato, ha affermato che, stando ai sondaggi, unito, l’intero schieramento di centro-destra batterebbe il Pd di Matteo Renzi. Ma Berlusconi è troppo intelligente per non essere il primo a sapere che quella da lui prosettata è un’ipotesi del tutto irrealistica, che esiste solo sulla carta, perché ricondurre ad unità il più che frammentato schieramento del centro destra, è impresa non difficile, impossibile. E perché la Lega di Salvini ch’egli si limita a definire “utile” in quanto parlerebbe “alla pancia” (ma non alla testa ?) della gente, non accetterebbe mai – considerandosi la forza di maggior peso della coalizione – una leadership esterna alla sua. Resta in campo l’altra ipotesi: quella prospettata dal “traditore” Verdini che, con un lucido quanto cinico opportunismo ch’egli, peraltro, non nega, propone di fare del centrodestra, almeno al momento, la spalla del giovane Renzi, condizionandolo e garantendosi, così, la presenza al potere per altri dieci anni. Non è una strategia nuova, ma ha dato i suoi frutti. Non fu così che Bettino Craxi, di cui Berlusconi si è sempre professato amico fraterno e ammiratore incondizionato, respingendo le suggestioni frontiste e alleandosi con la Dc dalla quale, pure, distava ideologicamente, mille miglia, garantì al suo Psi un rilevante peso politico? Non compete certamente a noi dar suggerimenti all’ex premier. Possiamo, però, ricordargli due cose: che sperare di riprodurre il passato può rivelarsi una tragica illusione e che, a volte, per andare avanti, bisogna avere il coraggio di fare un passo indietro.