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Ecco come ho sconfitto il Covid restando a casa

Opinionista: 

Anch’io ho incontrato il mostro. Anche io, come tanti, mi sono ammalato di Covid-19 ed ho dovuto combattere la mia battaglia contro questa malattia che da un bel po’ sta condizionando la nostra vita e sta, addirittura, modificando la struttura economica e sociale del nostro paese. Ho contratto il Covid, probabilmente, incontrando un amico che solo dopo ha scoperto di essere positivo, era il 5 maggio scorso, e da quel momento sono stato precipitato in una dimensione completamente diversa. Vedere scritto nero su bianco: tampone Covid-19 positivo fa una certa impressione, soprattutto quando il referto è il tuo, o peggio ancora, quando è quello di qualche tuo congiunto. È quasi come ricevere una diagnosi oncologica, senza voler esagerare che ti mette una etichetta addosso che fa paura. E così mi sono sentito preoccupato, impaurito oltre ai disturbi fisici effettivi: stanchezza, dolori, bruciori, e confusione, aggravati dalle varie difficoltà burocratiche, i rapporti con il medico curante ed un numero verde della Regione Campania dove non risponde mai nessuno, e l’esigenza di organizzare la vita all’interno della casa e con la famiglia. Ringrazio la Madonna del Carmine, ma anche il dott. Beniamino Casale dell’Ospedale Monaldi, se oggi posso raccontare questa mia esperienza di ammalato che ha avuto la fortuna di potersi curare a casa, insieme ai suoi cari, senza dover ricorrere al ricovero in ospedale. Ho anche potuto guardare tutto quello che sta accadendo da una prospettiva completamente diversa ed ho capito che la malattia prima di ogni cosa deve trovare le sue adeguate risposte in campo sanitario, e mi sembra che oggi le cure ci siano ed i vaccini anche, e che tanti dei provvedimenti assunti dal governo in questo periodo sono stati perfettamente inutili. Non ho mai negato l’esistenza del Covid-19 e che non è una semplice forma di influenza ma bensì una patologia molto più complessa, non ho mai dato credito a tutte le ipotesi più strampalate sulla diffusione del virus, questa malattia ha a volte un certo che di imprevedibilità che la rende insidiosa, ma ho anche capito che al di là della pericolosità della malattia quello che rende insopportabile la degenza sono le preoccupazioni. Preoccupazioni prima di tutto per la famiglia, nel mio caso avevo contagiato anche mia moglie e mio figlio, poi perché ho notato che esiste una pericolosità reale ed una pericolosità percepita che è molto ma molto insidiosa portandoti a pensare sempre agli epiloghi più tragici. La pericolosità percepita del Covid-19 dipende essenzialmente dalla pressione esercitata dai media, dalla Tv, dai giornali, ognuno dei quali ha i suoi esperti, i suoi virologhi. Personalità del mondo scientifico che con la loro irrefrenabile e contraddittoria ansia da protagonismo hanno spesso confuso la gente togliendo proprio alla scienza, ma anche a loro stessi, la credibilità necessaria. Per questo motivo dopo qualche giorno ho capito che la cura migliore, accanto alla terapia che mi era stata prescritta, era quella di isolarmi dal mondo esterno e di tuffarmi nella lettura di alcuni libri che mi hanno aiutato ad andare avanti. In quei momenti abbiamo bisogno di spensieratezza, di leggerezza, forse non sarà il metodo giusto per tutti, ma bisognerebbe provare a dare un po’ di sollievo a chi sta vivendo la difficile situazione di contagio da Covid. In questo momento non posso non pensare a tutte quelle persone che oggi non ci sono più, alcuni veramente molto cari, a quanti ancora oggi combattono contro questa malattia ed a quanto fortunato sono stato io che sono riuscito ad uscirne fuori insieme con la mia famiglia. Una esperienza importante che può provocare molteplici ricadute, oltre che ai sintomi dell’infezione, anche una sorte di sindrome post-Covid che, ad ascoltare alcuni esperti, provoca un sentimento di incertezza nei confronti del futuro e dell’immediato. Ora c’è lo stress di tornare alla normalità e l’ansia di poter essere evitato dalle altre persone, ma mi ribello all’idea che il Covid possa continuare a sconvolgere la mia vita. Anche se sono consapevole che qualche segno lo ha certamente lasciato come è accaduto a tutti quelli che hanno vissuto la stessa esperienza.