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Elezioni regionali al voto: oramai si vince a tavolino

Opinionista: 

Tra campi larghi, estesi o coesi la sfida delle prossime regionali offre uno spazio di protagonismo ai partiti di centro. In Basilicata come in Piemonte PD e 5Stelle spingono i centrini a chiudere alleanze con il centro destra. E la pressione (negativa) è tale da ricompattare addirittura Renzi e Calenda. Sia al Sud che al Nord i due ex terzopolisti si siedono al tavolo con i due uscenti. Solito funambolismo in stile democristiano, penseranno gli odiatori della vecchia gloria politica. Ma in realtà di democristiani veri ce ne sono oramai pochi. Quelli che ancora agitano gli schieramenti al centro hanno culture e ambizioni diverse. Non sono certo animati dai valori scudocrociati, messi in liquidazione anch’essi insieme al patrimonio materiale della Dc. L’assenza di valori aggreganti è la causa dei numerosi fallimenti di ricomposizione delle molteplici sigle nate sulle spoglie della Democrazia Cristiana. Altrimenti diverso sarebbe stato il percorso. Da 30 anni il centro, in Italia, non ha, infatti, il coraggio e la forza di affrontare quella necessaria e inevitabile marcia nel deserto per traguardare una sua dignitosa ricomposizione. Sono anni che i progetti di Reunion si rivelano, quasi sempre alla vigilia di una competizione elettorale, null’altro che espedienti per negoziare strapuntini vari con i partiti più grandi, consegnandosi a un ruolo di riserva e a una posizione di marginalità. Non credo più che per i centrini ci sia un destino altro. I diversi sistemi elettorali, tra centro e periferia, favoriscono tale assetto. Il meccanismo proporzionale di lista, peraltro preferenziato, con elezione diretta del sindaco o del presidente di regione collegato stimola il proliferare di liste per spalmare su ciascuna gli eleggibili e per impegnare un maggior numero di cittadini nella competizione, blindandoli con la candidatura. Alle elezioni politiche il sistema misto con premio di maggioranza induce i partiti più grandi a dare spazio nei collegi più forti a candidati di piccoli partiti ricompensando con i seggi quel voto aggiunto utile a prevalere sullo schieramento contrapposto (secondo il principio che ogni consenso sottratto all’avversario vale doppio nel calcolo complessivo ). Tutto questo intrigo non appassiona. Allontana sia chi ne comprende l’impianto che chi si perde nella sua complessità. Perché c’è poco di virtuoso. E restano indietro la politica e la speranza che qualcosa cambi, in quanto tutto appare già deciso.