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Fuori dall’Europa resta solo la Cina

Opinionista: 

Le cose sono cambiate. Sotto i colpi di una pandemia economica che si fa ogni giorno sempre più grave, il bianco e il nero si radicalizzano. Fino a non lasciare più alcuno spazio alle scale di grigio. Le posizioni di mezzo non valgono più. È per questo che l’appuntamento di oggi al Consiglio europeo, anche se darà l’ok solo ai finanziamenti già decisi, sarà importantissimo per l’Italia. Perché chi dice che «possiamo fare da soli» è in malafede e v’inganna. Certo, di diventare un’entità politica l’Europa ha dimostrato di non volerne sapere neanche in un momento drammatico come l’attuale. Si tratta di un grave atto di miopia storica. Ma la crisi rischia di essere mortale e l’Italia ci arriva talmente debole da non potersi permettere colpi di testa. Usciti dall’emergenza sanitaria, con la Fase 2 entreremo in una difficilissima emergenza economica, i cui tratti saranno la recessione, l’aumento della povertà e il taglio di redditi e fatturati. Con il corollario di debiti sempre maggiori e un quadro di finanza pubblica in rapido deterioramento. In questo quadro l’Europa - piaccia o no - rappresenta l’unico ancoraggio possibile per evitare che la Nazione vada alla deriva. Con un’alternativa: la Cina. Ciò che pensa il M5S, il partito più filocinese d’occidente, non è solo folklore irresponsabile, come qualcuno crede. È un progetto politico serio. Di asservimento, ma pur sempre serio. In Italia c’è chi intende gettarci tra le braccia del regime comunista di Pechino, convinto che sarà il compagno Xi Jinping a trionfare nella Prima Guerra Virologica Mondiale. Neanche negli anni ’70, quando c’erano i maoisti che sfilavano con il libretto rosso per le strade, avevamo mai avuto tanti italiani in posizioni dirigenti pronti a coltivare un rapporto privilegiato con la Cina. Magari a scapito di quello con l’Europa e gli Stati Uniti. Una vera e propria lobby cinese che invece di vergognarsi - soprattutto dopo quanto è accaduto a Wuhan in termini di omissioni e censure costate decine di migliaia di vite in tutto il mondo - esce sempre più allo scoperto. Complice il disimpegno americano degli ultimi anni, con la Via della Seta il regime neoimperiale di Pechino ha iniziato una lenta penetrazione nel Vecchio continente. E l’Italia rappresenta il ventre molle. Cosa c’entri tutto questo con il vertice Ue di oggi è presto detto. Senza l’Europa - senza quest’Europa che non ci piace - l’Italia affonda. Senza l’Europa c’è solo la Troika. O quella del Fondo monetario o quella della Cina, visto che c’è chi va in giro a farneticare di sostituire l’aiuto di Bruxelles con quello di Pechino. Se il Fondo salva Stati ci consentirà davvero di avere 37 miliardi per la sanità senza condizioni, rifiutarlo sarebbe autolesionista. Assieme ai fondi per la cassa integrazione, a quelli per le imprese e ai 220 miliardi della Bce, il pacchetto è chiaramente insufficiente, ma ci consentirà di restare a galla. La speranza è che oggi si trovi un accordo - almeno di principio - su un Fondo per la Ricostruzione adeguatamente finanziato a sostegno delle economie più colpite dal Coronavirus. Piuttosto, il Governo italiano dovrebbe battersi affinché queste misure entrino in funzione al più presto e abbiano una potenza di fuoco adeguata alla gravità della crisi. Fuori da questo quadro, la pressione speculativa contro di noi si farebbe insopportabile. Come dimostra l’andamento dello spread nelle ultime ore, la politica monetaria della Bce da sola non riuscirebbe a proteggerci a lungo senza essere affiancata da una politica economica comunitaria. A quel punto potrebbe accadere che, rifiutati gli aiuti europei, potremmo trovarci nelle condizioni di dover accettare quelli cinesi. Proprio com’è accaduto con mascherine e respiratori. Il prezzo da pagare sarebbe salato: l’ossequio ai nuovi padroni con gli occhi a mandorla. E noi non possiamo permettercelo.