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Gabriele Pescatore e la crescita del Sud

Opinionista: 

La scorsa settimana abbiamo appreso la scomparsa di Gabriele Pescatore, Presidente emerito del Consiglio di Stato, oramai in pensione da tempo, e prima ancora Presidente indimenticabile della Cassa del Mezzogiorno nel ventennio 1955- 1975. Avendo avuto il piacere di conoscerlo ed apprezzarlo desidero ricordarlo essenzialmente da Presidente della Cassa per l'impulso, per le intuizioni che caratterizzarono la crescita indiscussa del Sud del Paese attraverso investimenti adeguati dotando così il Mezzogiorno di infrastrutture tali da contribuire alla crescita di un'economia non rappresentata prevalentemente dal settore agrario, con un incremento del prodotto per occupato del 5,2% l’anno rispetto al centro nord del 4,5%. Gli stessi investimenti industriali aumentarono del 10,1 annui rispetto al 4,9 del Centro Nord. Investimenti pubblici, moderne tecnologie, sviluppo di servizi pubblici, garanzie per il futuro del Sud furono gli obiettivi perseguiti sotto la direzione di Gabriele Pescatore. Ma fu anche merito del presidente Pescatore reclutare una classe dirigente di esperti e tecnici di rilevanti capacità di gran lunga superiore di quelli regionali. Parlare del Mezzogiorno, ad ogni buon fine, occorre documentarsi e se si ha responsabilità di governo non servono affermazioni di principi senza elaborare piani per la crescita e per superare il divario, piombato ai livelli degli anni 50. Oggi occorre nell'era della società post-industriale un progetto complessivo di sviluppo che assegni obiettivi concordanti alla economia, alla società e alle istituzioni. Abbiamo la consapevolezza che il Paese richieda alla classe dirigente ed in particolare da chi "governa" una politica che sia in grado di governare il presente, di sentire il futuro e presagendolo di inventarlo. Come nei grandi momenti del passato, abbiamo bisogno di una proposta politica complessiva adeguata al passaggio che stiamo vivendo non sottraendosi mai al confronto sul modello di sviluppo che non assicuri solo accrescimento di beni e servizi ma anche continuo emergere di qualità superiori nella vita dei cittadini e nel funzionamento delle istituzioni. Si tratta di affrontare non certo con parole soltanto ma concretamente grandi problemi della nostra vita nazionale: la disoccupazione e l'arretratezza del Mezzogiorno. Le condizioni del Mezzogiorno sono di una portata senza precedenti. Basti soffermarsi su alcuni dati: da quelli sui posti di lavoro persi dal 2008 al 2014; nel Mezzogiorno sono ben 575.787 ed al Centro-Nord soltanto 235.643. Così se volessimo soffermarci sul tasso di occupazione giovanile (15-34 anni) nel 2014. Difatti al 32,2% nel Sud si registrano il 51,6% nel Centro-Nord o sulle spese per consumi nelle famiglie (2008-2014) al -13,2% del Mezzogiorno fa riscontro il -5,5% del Centro- Nord. Renzi assicura che ci sono i fondi da spendere per il Mezzogiorno (ma quali?) non rendendosi conto che alle sue affermazioni peraltro non confermate, il governo da lui presieduto, puntualmente elimina dalla revisione dei piani, infrastrutture fondamentali per creare sviluppo. Torniamo a ricordare che ad esempio dal piano degli aeroporti strategici è stato cancellato quello di Grazzanise, peraltro già disponibile, sostituito da quello di Venezia e per “contentino” è stato assicurato al presidente De Luca un contributo per l'aeroporto di Pontecagnano (provincia di Salerno) che può servire, forse, per la Regione Campania.