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Il concetto di libertà non significa arbitrio

Opinionista: 

In un libro apparso nel 2010, significativamente intitolato “La manomissione delle parole”, Gianrico Carofiglio così scriveva: “Cambiare i significati – o più semplicemente confonderli e cancellarli – è la premessa per l’impossessamento abusivo di parole chiave del lessico politico e civile. Esse vengono distorte, piegate, snaturate, e infine scagliate con violenza contro gli avversari”. Tra queste parole quella che nei cortei di protesta contro le misure del governo è stata maggiormente scandita è stata libertà, forse la parola che più delle altre è stata soggetta a manipolazioni e agli “abusi di ladri di parole”. Per carità, ladri di parole non erano certo i tanti giovani che la scandivano durante i cortei in perfetta buona fede, ma coloro che al grido libertà hanno associato la violenza, l’assalto alle vetrine, l’incendio dei cassonetti e il lancio di petardi e bombe carta verso le forze di polizia. E poiché ai pifferai magici si sono accodati, lo ripeto, giovani in buona fede, vorrei per un momento rivestire i panni di vecchio professore di filosofia e far loro una breve lezione sul concetto di libertà. Innanzitutto esso non va mai separato dal complesso di norme giuridiche della società per mezzo delle quali, come sosteneva Kant, “l’arbitrio dell’uno può accordarsi con l’arbitrio di un altro secondo una legge universale della libertà”. Il grande filosofo tedesco sosteneva che la libertà è il solo diritto innato, dal momento che essa può coesistere con la libertà di ogni altro secondo una legge universale, è questo l’unico diritto originario, spettante ad ogni uomo in forza della sua umanità. E tuttavia questa radicalità originaria dell’idea di libertà non significa libertà di fare tutto ciò che può tradursi in un arbitrio, come è avvenuto e purtroppo avviene nelle manifestazioni contro i provvedimenti governativi. Certo si tratta di minoranze – a mio avviso organizzate e preparate a scontrarsi sia pure a distanza di petardo - rispetto alla civile protesta (quale che sia la sua fondatezza) ai cui partecipanti bisognerebbe però ricordare che è ben vero che la libertà è una scelta primaria, anzi una ineliminabile proprietà dell’esistenza, ben sapendo però che essa perde buona parte della sua efficacia se non va di pari passo con una sempre possibile volontà di coesistenza. So bene che le mie considerazioni possono suscitare scetticismo ed esser criticate per la loro astrattezza. Ma la pandemia che sta sconvolgendo il mondo ci pone dinanzi a un compito ineludibile: siamo sull’orlo del baratro e coloro che agitano la bandiera della libertà ben vengano purché abbiano la consapevolezza e la volontà di salvare non solo il proprio interesse, ma tutto ciò che contraddistingue l’essere umano nel mondo: cultura e democrazia, individuo e società, ragione e sentimento, economia e libertà. Chiudo con due citazioni, la prima è di un filosofo che amo molto, tratta dal suo libro sulla Storia d’Europa, Benedetto Croce: “La grandezza del concetto moderno sta nell’aver convertito il senso della vita da idilliaco in drammatico, da edonistico in attivo e creativo, e della libertà medesima fatta un continuo acquisto e una continua liberazione, una continua battaglia, in cui è impossibile la vittoria ultima e terminale, perché significherebbe la morte di tutti i combattenti, ossia di tutti i viventi”. La seconda è una citazione di Kant tratta da un suo saggio su cosa significhi orientarsi nel pensiero: “Si dice abitualmente che il potere supremo può toglierci sì la libertà di parlare o di scrivere, ma non la libertà di pensare. Ma in qual misura e con quale esattezza sapremmo noi pensare se non pensassimo per così dire in comunione con altri, cui noi comunichiamo i nostri pensieri e che a noi comunicano i loro? Si può dunque ben dire che quel potere esterno che toglie agli uomini la libertà di comunicare pubblicamente i propri pensieri, toglierebbe loro anche la libertà di pensare: la quale è l’unico tesoro che ancora ci rimane in mezzo a tutti i pesi della condizione civile ed è anche l’unico aiuto che può ancora soccorrerci contro tutti i mali di quella condizione”.