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Il decreto rallenta anziché semplificare

Opinionista: 

Le semplificazioni partono con il piede sbagliato. Ancora una volta, purtroppo, c’è una manina che colpisce il Mezzogiorno. La beffa del burocrate nordista, stavolta, si indirizza contro la cosiddetta ‘perequazione infrastrutturale’. Espressione orribile, che significa eliminazione del deficit di opere pubbliche di cui soffre il Sud. Si tratta di un obiettivo fissato fin dalla legge Calderoli n. 42 del 2009, che prevedeva di risolvere il problema partendo da una ricognizione. Solo accertando quale era il gap effettivo, vi sarebbero stati infatti i presupposti per decidere come intervenire. L’attenzione verso il Mezzogiorno in questi anni è stata tale che siamo arrivati al 2021, senza che la ricognizione sia stata fatta. Solo nell’ultima legge di Bilancio è stato posto finalmente un termine per effettuarla: 30 giugno 2021. Praticamente ci saremmo quasi. Si è trattato tuttavia dell’ennesima promessa da marinaio. Proprio l’ultimo decreto semplificazioni del Governo Draghi, invece di accelerare i tempi, provvede a dilatarli. La scadenza è stata spostata al 30 novembre 2021. Non solo. Si prevedono criteri diversi per decidere gli interventi da realizzare. Entra in gioco, tra gli altri, la densità delle unità produttive presenti nell’area, un elemento che favorisce le aree meglio attrezzate sotto il profilo infrastrutturale, dove sono appunto presenti più industrie. E’ il solito Robin Hood che ruba ai poveri per dare ai ricchi. Lo abbiamo visto all’opera più volte negli anni scorsi, ma continua a fare danni, malgrado la new age inaugurata dall’esecutivo dei “migliori”. Ma la criticità maggiore originata dal cosiddetto decreto semplificazioni è che, con la nuova normativa, non è chiaro quale sia la legge operante, visto che la legge di Bilancio 2021, modificando una legge di attuazione costituzionale come la 42 del 2009, non può essere abrogata da un decreto legge. Si è così creato un nuovo dedalo di norme, che rallenterà ulteriormente l’operazione perequazione infrastrutturale. Altro che semplificare e accorciare i tempi! La manina anti Sud non arretra neppure ai diktat dell’Unione Europea e all’autorevolezza dell’ex Governatore della Banca centrale europea. C’è qualcuno, nelle segrete stanze del potere, che vede l’uguaglianza tra i territori come il fumo negli occhi. Finché non sarà messo nelle condizioni di non nuocere, il Sud non potrà sperare nel riscatto. Presidente Draghi, intervenga prima che sia troppo tardi!