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Il futuro della Chiesa fra l’orrore e le scuse

Opinionista: 

Dopo il confronto nella Sala Regia del Vaticano conclusosi la settimana scorsa, caduto il silenzio degli innocenti, non ci sarà più il silenzio iniquo ed omertoso del clero e dei suoi porporati. Almeno si spera. Il cardinale  Pell è agli arresti a Melbourne e nel panorama generale, la Chiesa italiana, la più retriva, si "apre" al pentimento. Oltre ad aver coperto, infatti, centinaia di casi di abusi su minori un po' dovunque nella Penisola, la vergogna viene smascherata anche dai preti stessi, vittime in gioventù dei loro cosidetti "tutori spirituali", non ultima, la confessione di padre Vinicio Albanesi sugli abusi subìti in seminario. Ricordo con amarezza quanto mi confidava mio zio, don Antonio, una specie di "don Camillo" del sud, parroco rispettato ed amato come pochi. Mi parlava di pietanze a base di cavolfiori, per le proprietà sedative del bromo contenutovi e di frequenti bagni freddi per far sbollire le "cariche di testosterone" nei giovani seminaristi, della severità con cui venivano proibiti alcuni aneliti "virili" che portavano spesso all'espulsione di giovani dalla debole vocazione. Mi parlava di una Chiesa ancora immersa nel servizio pastorale, attenta agli umili, alla povertà ed alle istanze del popolo, un gregge di anime da difendere dal concetto edonistico e prevaricatore, anche se denunciava nel suo contesto una "piccola parte" di cardinali e vescovi troppo attirati dall'uso temporale del potere e collusi con la politica. Negli anni, prima di lasciarci, il suo disappunto per la deriva temporale, la concussione economica e scandalistica aveva generato in lui un altro silenzio, quello di un totale sconforto. Il senso etico ed ecumenico della Chiesa è crollato dopo i Patti Lateranensi, che di fatto sancirono un adeguamento alla dottrina fascista, alla concezione reazionaria e conservatrice in nome di una interpretazione "di comodo", farisaica, dell'insegnamento evangelico. Venne meno il sentimento missionario specialmente nelle diocesi d'oltre oceano, piegatosi al laicismo di potere economico, elitario in nordamerica, colluso con le dittature militari del sudamerica in cambio di un collaborazionismo omertoso sui crimini commessi. Il colore viola e la porpora sono divenuti sinonimi di carrierismo e abuso d'ogni tipo sulle anime loro affidate. Se da una parte è comprensibile inquadrare il triste fenomeno della pedofilia nell'esistenziale umano insieme alla pratica dell'omosessualità, non è ammissibile e perdonabile che tali abitudini si siano stabilmente consolidate nell'ambito religioso. È mancato del tutto, in larghi strati dell'establishment ecclesiastico, il senso della misericordia e della carità; intere comunità sono state abbandonate a se stesse, senza la luce della fede, anzi quei pochi religiosi che hanno combattuto e resistito a tale iniquità sono stati perseguitati e delegittimati, anche da parte dei pontefici del tempo. Francesco, segnato da esperienze drammatiche al tempo del suo sacerdozio non può d'altronde caricarsi sulle proprie spalle di tutti gli abusi, gli abominii commessi dai suoi religiosi. La sua accorata richiesta di perdono alle vittime, "in nome e per conto", non basterà se non sarà accompagnata da un atto sincero di contrizione, un auspicabile "passo indietro" da parte di quei porporati colpevoli in vario grado. Va letto infine senza interpretazioni collaterali anche il ritiro di Benedetto XVI, che "sua sponte" ha inteso spianare la strada ad una "rivoluzione" concettuale che non era nelle sue corde, specialmente dopo esser venuto a conoscenza degli orrori perpetrati nell'istituzione tedesca diretta per anni dal fratello. Se vivrà abbastanza e non soccomberà a "colpi di stato", ribellioni complottistiche, teologiche o temporali che siano, Papa Francesco farà pulizia in maniera traumatica o diplomatica. Nonostante il sentimento di delusione che aleggia negli ambienti vicini alle vittime e le critiche feroci sulla presunta "leggerezza" delle sue condanne pubbliche a tali orrori, c'è da credere che non sarà solo nella sua battaglia, nella sua convinta apertura su temi essenziali come la comprensione verso le coppie di fatto e i divorziati, o la necessità di un'educazione sessuale, al contempo, scientifica e "dono di Dio" nelle scuole. La strada è impervia perchè, come recita un noto aforisma laico, da Platone, a Burke, a Kennedy: per far trionfare il male è sufficiente che i buoni rinuncino all'azione.