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Il Sud verso l’Italia Cambiamo il Paese

Opinionista: 

L’anno che verrà sarà importante per cambiare l’Italia, almeno è quello che speriamo tutti, dopo le incertezze e la crisi di questi anni cupi e anche un po’ arroganti. Ma cambiare un Paese è uno sforzo straordinario. Al tempo della transizione globale e dell’onda improvvisa che trascina via certezze e prospettive di vita abbiamo bisogno di un progetto solido, ispirato a valori liberali, moderati e popolari, capaci di offrire un porto sicuro ad un’Italia disorientata e incerta sul proprio futuro, stretta tra la paura del diverso che bussa ai suoi confini e le logiche spietate dell'economia finanziaria. Un progetto corale che unisca e dia coraggio alla big society, alla maggioranza silenziosa, lontana dalla politica e timorosa delle Istituzioni: quella dell’impresa, sola nel mare di un mercato senza confini ma aggressivo e inchiodata da una burocrazia asfissiante e cieca; quella dei lavoratori, che nella politica di questi anni vedono soltanto tagli ai loro diritti senza prospettive, per loro ed i propri figli; quella del ceto medio e del mondo delle professioni, spaventati da un pauroso scadimento delle proprie condizioni economiche e sociali; quella dei giovani, sfiduciati prima ancora di avviarsi nel mondo del lavoro dalla vista del volto preoccupato dei propri genitori; quella dei dipendenti statali, quelli coscienziosi, inchiodati al dileggio dell’opinione pubblica, senza intravedere uno spazio che premi i molti che lavorano seriamente; quella della scuola e dell’università, obbligate a svolgere la propria altissima funzione con metodi e dinamiche calati dall'alto e lontani dai bisogni reali; quella degli anziani e dei malati, costretti ad affrontare una stagione difficile dell'esistenza senza servizi degni di una comunità civile e autenticamente solidale. Insomma, l’Italia che lavora o che vorrebbe farlo e perciò resiste, l’Italia che vive e ama e che soprattutto sogna: serenità, pace e benessere. L’Italia che vogliamo, ma che dobbiamo essere capaci di costruire. In quest'Italia c’è il Sud, o meglio mille Sud: dell'irrisolta questione meridionale, della criminalità che opprime, dell'indolenza trasversale e indipendente dalle condizioni sociali, dell'arretratezza che schiaccia il pensiero, ma anche della genialità e della creatività, dell'eccellenza che si fa strada nel mondo o che sceglie di andare incontro al mondo per raggiungere il successo, della tradizione che diventa innovazione in un sapiente intreccio tra raffinata manualità e design, della logistica carente che convive con impensabili infrastrutture digitali, del capo chino che si rialza per rivendicare il diritto alla legalità e alle regole, anche a costo di pagare un prezzo. Questo Sud - che oggi ha sempre di più il volto dei giovani in fuga verso il loro futuro - vuole, deve, contribuire a dare corpo a quest’altra Italia. Non si può immaginare un pezzo del Paese che trascina stancamente l’altro, che litiga per spartire risorse o che fissa steccati, che è costretto a regolare diritti in base a latitudini o parametri perché una parte non ce la fa a sostenersi e l’altra non capisce che da sola è comunque perduta. Per farlo occorrono idee, ma ancor prima valori e solide gambe che le sappiano portare avanti. Noi dobbiamo scuotere chi è fermo perché non ci crede più o, peggio, è stato allevato a non credere; dobbiamo chiamarlo al tavolo della proposta, per convincerlo che una strada, quella del fare, c’è ed libera per chi ha capacità, idee e coraggio per percorrerla. Ed è questo il momento giusto per farlo, senza ritualità e senza soffiare sull’indignazione o stimolare la paura. Dopo le brevi e fallimentari stagioni del rigore senza crescita e del riformismo illusorio, è diventato chiaro che non basta promettere, è necessario mantenere, al Sud prima ancora che altrove. Il Sud non ha bisogno di Ministeri dedicati, di piani straordinari o di misure eccezionali consegnate come tavole bibliche che si sovrappongono le une alle altre in un susseguirsi di immagini mediatiche, ma vuote e per questo ipocrite. Gli uomini e le donne del Sud hanno bisogno di assi che sostengano il loro coraggio e la loro voglia di fare, che facciano (ri)scoprire il valore della politica come strumento di crescita della comunità attraverso risultati, non importa quanto grandi, ma visibili e misurabili. Idee e menti, appunto, e un unico obiettivo: trasformare il Sud da elemento di freno alla ripresa a terreno di coltura dello sviluppo del Paese, investendo sulla costruzione di una classe dirigente formata attorno al grande tema del rispetto delle regole. A questo, noi di Forza Italia stiamo già lavorando. Piuttosto che inseguire i balletti di potere del renzismo morente, invece di avvitarsi in un meccanismo di protesta vuota e ipocrita nei comportamenti concreti, noi vogliamo che il Sud e le sue ragioni siano, finalmente, parte integrante del programma col quale ci presenteremo agli italiani. Ed è per questo che, dalle prossime settimane, avvieremo iniziative e incontri, confronti e dibattiti, sfidando gli altri sui temi e sulle proposte. Perché è così che si deve tornare a far politica, in particolare dalle nostre parti.