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Il virus sta azzerando l’idea di “comunità”

Opinionista: 

Covid, Germania: tutta Italia zona ad alto rischio tranne Calabria lo avevano già consumato”). Trema perché l’infezione ha una terrificante curva in salita e restano poche ore per tirarla giù. E’ significativo che l’allarme-denuncia venga dal ministro che s’incarica della nostra salute (“troppe persone in giro, si chiudano i confini tra le Regioni”). Significativo anche che Roberto Speranza abbia trovato il tempo, mentre la pandemia infuriava, per scrivere il libro “Perché guariremo” salvo poi, nel giro di pochi minuti viste le preannunciate stroncature (per le non brillanti qualità scrittorie o per la semplicistica avventatezza delle previsioni?) a ritiralo dal circuito editoriale. Le cose hanno sempre la testa dura (diceva Lenin) e la realtà va vissuta lucidamente specie nelle fasi più drammatiche.

*** DAL NORD AL SUD. Fin dalla prima esplosione virale, tutti gli occhi puntati sulla Lombardia. Poi, da qui, l’orizzonte si è spostato sull’arco più settentrionale dal Piemonte e Val d’Aosta al Trentino Alto Adige e Veneto, quindi alle sottostanti Liguria ed Emilia Romagna. Ma la lunga “fascia tirrenica” non è rimasta a “guardare” pensando alla improbabile fortuna di uno “splendido isolamento”. Rapidamente ha fatto i conti con le sorprese di questo dannato 2020.Dalla provincia più su della Toscana al campano golfo di Policastro attraverso il Lazio, il serpente ha infettato oltre 144mila abitanti e provocato più di 3mila 200 vittime. Sedici milioni di persone, distribuite fra 20 Province e 1.200 Comuni, alle prese con un apparato sanitario che si connota per la inadeguatezza caratterizzante tutte le altre regioni (un Paese per la prima volta unito da un male che dà a ciascuno motivi diversi di sofferenza).

*** IN CAMPANIA TENDE DA CAMPO. Gli ospedali traboccano. Lontani i giorni in cui dai balconi del Vomero alla “città bassa”, si cantavano canzoni e si sentiva l’inno di Mameli. Fino a febbraio, nonostante le prime fastidiose restrizioni, si pensava a una veloce uscita dal tunnel. Ma da marzo a luglio il male ha tirato fuori le unghie e ha incominciato a mordere duramente (sfatata la leggenda che il caldo sarebbe stato più efficace di un vaccino, quindi doppia delusione). Allarme sempre più vivo nei 60 giorni agosto-settembre con 8mila contagi. A ottobre il disastro: oltre 33mila le persone colpite. La rete ospedaliera in tilt per tamponi e terapie intensive (59.600). Mancano medici e infermieri, peraltro già molto stressati quelli in servizio. Si richiamano al lavoro gli anestesisti in pensione. Si allestiscono tende militari nei giardini ospedalieri. Si pensa di immettere nelle corsie i neo laureati senza attendere l’esame abilitante. Come in tempo di guerra, si selezionano i contagiati da guarire per primi.

*** NAPOLI LA PIÙ MALATA. Anche per effetto delle quantità abitative che vi si concentrano, è la Città metropolitana, con i suoi 92 Comuni, che gonfia le cifre della pandemia. Ma tutta la regione ha 23 isole in cui la rapidità della “trasmissione” supera la capacità di bloccarne la corsa (quasi 700mila le vittime). Il “filo rosso” dei Comuni, chiusi nell’isolamento della quarantena, è disceso dal casertano Letino e ha raggiunto la salernitana Atena Lucana. Ha attraversato Arzano, Marcianise e Orta di Atella, ha percorso l’Irpinia con Ariano e l’area “bassa” avellinese con Quindici e Avella. Diffuso il contagio nel Vallo di Diano con Polla, Caggiano e Sala Consilina. Nella provincia di Salerno (per estensione terza d’Italia), secondo il presidente De Luca l‘epidemia si è diffusa per l’arrivo di persone fuggite dalla Lombardia e per i riti satanici di un “predicatore stramaledetto”.

*** PERDITA DI VALORE SOCIALE. È una drammatica conseguenza della pandemia. Homo homini virus est, direbbe Hobbes mentre Il presidente Mattarella china la fronte davanti alle vittime e “basta egoismi” dice, sollecitando unione delle forze e sviluppo della solidarietà. Ma proprio questo sta venendo meno perché, più la paura si diffonde, più scatta la chiusura nel proprio egocentrico “particulare”. Si invocano drastici interventi restrittivi, ”ma non nel mio giardino” è la reazione di troppi. Bisognerebbe ricordare la campana di Hemingway che, quando suona, suona sempre per tutti.