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Indignados a batteria: da Rosi Bindi a Giletti

Opinionista: 

Il sistema mediatico italiano provoca in me un disgusto che cresce ogni giorno. Ho rinunziato da qualche tempo a seguire la televisione, attingendo soltanto da televideo le notizie che scelgo da me fra quelle disponibili (e spesso la ricerca di un titolo presente nell’indice è vana per la sparizione di un pezzo); la lettura di qualche quotidiano mi risulta sempre più faticosa e insoddisfacente, mentre nel web, tra pochi interessanti flash fuori del coro, imperano falsità, luoghi comuni e provocazioni di ogni genere. Non ci si può, tuttavia, arrendere e, appena possibile, bisogna ribattere colpo su colpo, non rinunziando a un pizzico di cristiana compassione verso gli attivisti prezzolati che fanno il loro mestiere. La misericordia, però, va esercitata nei confronti del peccatore e non anche del peccato, checché ne pensino teologi e prelati progressisti. Fra tanti disgustosi episodi, quello che mi ha più colpito in questi giorni è stata l’aggressione a Massimo Giletti di indignados pullulanti sui giornali, nelle televisioni e sul web. Intendiamoci, io non difendo la televisione di Stato, che è sempre più inguardabile e ruba il canone imposto ai cittadini (anche sulla bolletta della luce, grazie a Matteo Petrusiniéllo), regalando mappate di quattrini a squallidi personaggi spesso importati dall’estero. Io sono napoletano verace e non sopporto che la mia città venga insultata. Non sono però disposto a indignarmi su comando, come un pupazzo gestito da una batteria a distanza. Giletti aveva organizzato una trasmissione per parlare degli inviti allo stadio gestiti dal comune di Napoli: uno scandalo minore, ma pur sempre uno scandalo, che pubblicizza un altro benefit di cui godono assessori e consiglieri comunali di questa disgraziata città. Un assessore e due consiglieri napoletani hanno contestato l’argomento, pretendendo che ci si occupasse di cose più serie come le realizzazioni dell’amministrazione de Magistris e il mancato sostegno dei poteri centrali. Il conduttore ha reagito con veemenza, rivendicando il diritto di scegliere gli argomenti e denunziando il perdurare della camorra e della munnézza. Apriti cielo! Giletti e Salvini (che era in trasmissione con Giletti, ma non si comprende cosa abbia detto di male per provocare “urli da savana” dell’assessore in videocollegamento) hanno offeso Napoli e i napoletani! Fate un’interpellanza! E un parlamentare “cinque stelle” ha prontamente ubbidito. Per avere le idee chiare, è opportuno confrontare i detti di Giletti con quelli, anch’essi abbastanza recenti, di Rosi Bindi, la bella e intelligente presidentessa della commissione antimafia. La Bindi disse che noi napoletani abbiamo la camorra nel Dna. Un’affermazione, anzi un giudizio, di vergognoso stampo razzista e d’inaudita insolenza, dalla quale mi sentii offeso come tutti i napoletani perbene, che hanno ben altri geni. Giletti non ha tranciato giudizi, ma ha ricordato dati di fatto: chi può seriamente negare che a Napoli ci sia la camorra (certo, non esiste solo a Napoli), la munnézza e la gente che va in moto senza casco (questa sì espressione del folklore locale)? Bene allora ha fatto Gianluca Cantalamessa a denunziare la Bindi (anche se non ho fiducia in un intervento della giustizia) che ci ha chiamato razza di delinquenti, male hanno fatto i “gigginiani” a provocare, vantando inesistenti meriti di questa sgangherata amministrazione. Ci vuole una faccia di metallo assai più duro del bronzo per sostenere che il problema dei rifiuti è risolto. Facciamo finta di non sapere che la differenziata in città è al 22%, contro il 70% che Giggino aveva promesso per la fine del 2011? Che l’intera Campania, nonostante la palla al piede del comune di Napoli, viaggia intorno a quel 70%? Facciamo finta di non vedere le cataste di cartoni “ammuntunate” quasi ad ogni “puntone”? Alle Rampe Brancaccio da una settimana fanno bella mostra di sé parecchie masserizie con il cartellino della prenotazione per un ritiro che l’Asia si è ben guardata dal fare. Escrementi canini decorano per mesi i marciapiedi senza che alcuno se ne preoccupi. Le strade sono percorsi di guerra, ogni pioggerella allaga la città, i crolli non si contano, i trasporti pubblici sono latitanti e noi ci vogliamo offendere. Sì, certo, è colpa nostra (non mia) se Giggino è stato eletto sindaco, ma quante volte le persone più responsabili hanno sollevato il cartello “Chi m’ha cecato?”. In fin dei conti, anche per i motociclisti senza casco la colpa è dell’amministrazione che ci sgoverna: non dovrebbero essere le guardie municipali a multarli? Giletti non ci ha chiamato “razza di delinquenti”; ha soltanto detto, con parole meno offensive, che abbiamo un’amministrazione di merda. Un’amministrazione che si squalifica ancora di più quando mente, asserendo di aver risolto i problemi. Se c’è qualcuno che offende Napoli e i napoletani, sono proprio costoro, che ci trattano da imbecilli.