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Inquinamento e allergia stagionale da pollini

Opinionista: 

I processi di industrializzazione e di urbanizzazione degli ultimi decenni, con le conseguenti variazioni dell’atmosfera, per l’immissione in essa di notevoli quantità di agenti inquinanti, hanno determinato notevoli modificazioni ambientali, alterando in maniera progressiva e profonda l’aria che si respira e la qualità della vita dell’uomo, soprattutto di chi vive nelle città. Ne consegue che l’atmosfera urbana, profondamente alterata dall’uomo e carica di particolato incombusto e di inquinanti fotochimici, costituisce un problema di importanza prioritaria, sanitaria e sociale, della civiltà moderna che consuma a ritmo crescente combustibili fossili. A tal proposito è facile calcolare che sulla Terra nell’ultimo secolo, ed in particolare nella sua seconda metà, è stata consumata più energia che non in tutti i secoli precedenti. Dal momento che sempre nell’ultimo secolo il nostro pianeta è stato abitato da circa il 6% delle persone che l’avevano abitato dalla comparsa dell’uomo, questo 6% di persone, che ha vissuto in media il doppio degli anni che venivano vissuti dall’uomo nelle epoche precedenti, ha consumato più energia di quanta ne abbiano consumata tutti gli abitanti della Terra vissuti in precedenza! L’inquinamento atmosferico favorisce l’insorgenza di varie patologie, tra cui quelle dell’apparato respiratorio, come quelle allergiche e nel periodo primaverile come questo, le concentrazioni in atmosfera di pollini allergenici con una aggressività variabile da soggetto a soggetto ma che comunque è destinata a continuare almeno fino a luglio. Le malattie respiratorie, soprattutto quelle a substrato allergico (rinopatie ed asma bronchiale o suoi equivalenti come la tosse spastica ricorrente) stanno facendo registrare nel mondo occidentale un netto incremento, fino a raggiungere valori di prevalenza nella popolazione generale che variano attualmente tra il 15% ed il 30%, a seconda delle condizioni ambientali. L’incremento è comunque maggiore nelle aree urbane con intenso traffico veicolare e ciò perché gli inquinanti chimici immessi in atmosfera facilitano l’insorgenza di malattie allergiche, sia agendo direttamente sulle vie aeree dei soggetti esposti come gli abitanti delle città, sia interagendo in atmosfera con gli allergeni veicolati dalle correnti aeree quali sono i pollini di piante. Questi ultimi presentano di conseguenza una maggiore aggressività verso le vie respiratorie dei passanti che, se sono predisposti, manifesteranno prima o poi i sintomi clinici caratteristici (starnuti, prurito, tosse, affanno). Nel contesto degli allergeni che maggiormente interagiscono con gli inquinanti atmosferici ci sono i pollini di piante allergeniche (esempi: Graminacee soprattutto in Italia settentrionale e centrale; Parietaria soprattutto al Sud). Ne deriva che anche l’allergia da pollini o pollinosi, che dovrebbe essere più frequente nelle zone rurali, fa registrare invece una prevalenza maggiore nelle aree urbane con intenso traffico veicolare. In altri termini un fattore di incremento di queste patologie è legato soprattutto all’urbanizzazione selvaggia che in questi anni si sta registrando non solo nelle nazioni sviluppate ma anche nel terzo mondo. È opportuno inoltre tenere presente che l’allergia da pollini o pollinosi non è una patologia che insorge solo in primavera. Essa sempre più frequentemente colpisce anche in autunno ed in inverno, con manifestazioni, come raffreddori protratti, che vengono spesso misconosciute e ricondotte ad altri agenti, come ad esempio ai virus. Da quanto detto consegue che se non si riducono i livelli di inquinamento atmosferico delle nostre città non è possibile sperare in una riduzione della patologia respiratoria da esso determinata. Ebbene, la riduzione dell’inquinamento può essere ottenuta, oltre che con energie alternative come l’idrogeno, soprattutto riducendo il traffico veicolare e programmando controlli rigorosi sulle emissioni dei veicoli nonché incentivando l’uso di pannelli solari e di energia eolica. Un aiuto indiretto alla riduzione dell’inquinamento può essere ottenuto anche con l’aumento del verde (non allergenico ) nell’ambiente urbano.Ciò significa che non dovrebbero essere piantate Betulacee, Oleacee e Cupressacee ma preferibilmente Pinacee e Palmacee oltre all’Ippocastano. Per quanto riguarda i farmaci per la cura delle malattie allergiche fortunatamente il nostro armamentario terapeutico è notevolmente migliorato negli ultimi anni ed adesso siamo in grado di curare ogni forma di asma, comprese quelle gravi, purchè il paziente sia diligente, senza interrompere all’improvviso le terapie facendosi cogliere di sorpresa dagli accessi asmatici. È importante anche considerare che non c’è controindicazione negli allergopatici, a praticare la vaccinazione anti-Covid19. I soggetti asmatici e rinitici devono continuare la loro terapia con gli spray antiasmatici per via nasale ed orale e possono continuare ad assumere anche gli antistaminici evitando solo l’assunzione di cortisonici per via orale che potrebbero ridurre l’effetto immunogeno del vaccino anti-Covid.

*Pneumologo-Allergologo, già primario di malattie respiratorie e allergiche dell’Ospedale Cardarelli