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La fragilità delle Borse, specchio della realtà

Opinionista: 

Partiamo da alcuni assunti. Le Borse non sono lo specchio dell'economia reale, ma vivono di sensazioni, voci, rumors: in questo, però, sono un ottimo indicatore di ciò che accade nel mondo, soprattutto in prospettiva. Le Borse non dicono “ciò che accade”, ma anticipano ciò che i mercati finanziari ritengono che accadrà: in questo senso molto spesso scontano in anticipo (e registrano in ritardo) riprese economiche e cattive previsioni. Per gli investitori, le Borse sono e restano uno strumento ad alto rischio, e quindi ogni analisi e ogni valutazione, anche la più autorevole, va presa per quello che è: un’analisi tecnica, un'opinione economica, che per quanto autorevole non va considerata né un invito a vendere né a comprare, ma sempre un invito (forte) a prudenza e cautela. Cosa è accaduto da gennaio: semplicemente che i mercati hanno “perso” il 25% del loro valore, scontando tra marzo e maggio la previsione di un calo medio di tale entità dell’economia (delle aziende quotate). Da maggio a settembre i mercati hanno complessivamente orientativamente recuperato questa perdita: non perché l'economia si fosse ripresa del tutto, ma semplicemente “anticipando” i dati meno gravi del previsto, e le misure messe in campo dai governi. Attualmente i mercati sono cauti, e in cerca di una direzione: da un lato il vaccino e le perdite meno consistenti delle attese, vengono bilanciate dalle incertezze su nuovi lockdown, crisi di governo, lentezza nelle vaccinazioni. In questo contesto ogni elemento è pronto ad infiammare e deprimere. Wallstreet giovedì ha “realizzato i profitti” immediati, con una perdita media (dovuta alle vendite) di circa il 2%. Questo ha generato una forte preoccupazione in Tokyo che ha chiuso a -4%, a sua volta trascinando in rosso l'apertura dei mercati europei. Con la nuova apertura positiva di New York anche le Borse europee hanno recuperato. Ciò che pesa quindi è l’incertezza, la preoccupazione che rende vigili e apprensivi su qualsiasi segnale, in attesa che la campagna vaccinale scongiuri nuovi improvvisi e inattesi lockdown e che la macchina del Recovery Fund si metta finalmente in moto, con la declinazione concreta delle misure che i singoli Paesi intenderanno intraprendere. Sullo sfondo di questo scenario le preoccupazioni per una ripresa dell’inflazione che potrebbe far propendere le banche centrali ad un aumento dei tassi, o anche a maglie meno larghe nelle erogazioni: una preoccupazione ha due implicazioni. Da un lato la pressione sui titoli bancari, dall'altra la fuga dai titoli di Stato e delle obbligazioni in generale (semmai per riposizionarsi su titoli più remunerativi). La buona notizia è che non c'è una fuga verso i tradizionali beni rifugio, anzi l'oro ad esempio è in forte calo, segnale che gli operatori non ritengono che il metallo giallo possa subire bruschi aumenti, tendono a prendere i profitti (notevoli) dell'ultimo anno, per immetterli sul mercato quando ci sarà una direzione chiara e solida.