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La guerra alla Chiesa fa venire la Pell d’oca

Opinionista: 

Eh no, i cornuti no. La lezioncina che troppi buoi pretendono di dare agli asini cattolici, in questi giorni messi al muro da un giustizialismo sia di matrice ecclesiastica che laicista, è francamente insopportabile. Un tanfo di zolfo avvolge la questione pedofilia nella Chiesa, tornata prepotentemente alla ribalta delle cronache con l’esplosione del caso del cardinale George Pell, travolto dalle accuse.

Ovviamente il problema della pedofilia nella Chiesa esiste; così come esistono i singoli casi di abuso e la necessità di punire i responsabili. Ci mancherebbe. Ma tutto ciò è l’effetto - non la causa - d’una questione molto più grande e altrettanto irrisolta: quella dell’omosessualità all’interno della Chiesa stessa. Anzi, della lobby omosessualista. Fatto fuori l’ultimo Papato contraddittore del mondo e delle sue luciferine iniquità - quello ratzingeriano - c’è ora chi punta a rovesciare il Pontificato più aperto ai desiderata del mondo secolare che si sia mai visto da duemila anni a questa parte. Evidentemente gli applausi farisei e interessati non bastano a chi vuol far la guerra a Cristo, minando dall’interno catechismo e dottrina, approfittando della debolezza d’una Chiesa che, a furia d’assecondare la mondanità, sta smettendo di sceverare il vero dal falso.

Le ultime notizie giunte dal clero australiano e nordamericano confermano come sia in atto una strisciante eresia, una piaga purulenta che rischia d’infettare i fedeli tutti.

Quale sia il vero problema della Chiesa è certificato dai numeri: circa l’80% degli abusi sono di natura omosessuale. Anche se è vietato dirlo. Il professor Dariusz Oko, della Pontificia accademia di Cracovia, è tra i pochi ad avere avuto il coraggio di affermare che «secondo stime attendibili, il 30-40% dei preti e il 50% circa dei vescovi negli Stati Uniti hanno inclinazioni omosessuali». Dunque, se è vero che non tutti i preti omosessuali sono pedofili (ovviamente), è altrettanto vero che la grande maggioranza degli abusi coinvolge preti gay. Non è un’opinione, né tantomeno un giudizio di valore. È un fatto. Che in quanto tale non può essere negato. Invece è esattamente ciò che è accaduto e sta accadendo. Un caso? No.

È in atto una gigantesca offensiva affinché l’omosessualità venga sdoganata nella Chiesa anche dal punto di vista teologico. È questa la vera posta in gioco della guerra civile che sta scuotendo il Vaticano dalle fondamenta. Un conflitto furibondo, dai chiari tratti anticattolici, caratterizzato da una virulenza e ostilità che non si vedevano dai tempi di Lutero. Al punto che è ormai buona regola guardare ogni prete con sospetto, ogni cardinale come un presunto indiziato, ogni religioso come ambiguo a prescindere.

Sono le armi con le quali picchiano duro quei lupi travestiti da agnelli che si battono per abolire il celibato, per il sacerdozio alle donne, il matrimonio dei preti, la revisione della dottrina della contraccezione e così via rinnovando, aggiornando, riformando. Sono i nuovi modernisti. Essi puntano a che la Chiesa riconosca che l’attrazione tra eguali è uno status affettivo-sessuale assolutamente normale, al pari di quello etero. Il loro sogno è emendare il catechismo, laddove esso considera il fatto omosessuale «intrinsecamente disordinato», senza - si badi bene - condannare le persone omosessuali, verso le quali la Chiesa adotta accoglienza e rispetto. Fatevi un giro nei seminari e ve ne renderete conto.

A quest’offensiva si sommano due circostanze devastanti: da un lato un attacco mediatico su scala globale, che accredita gli inquisitori come ricristianizzatori di una Chiesa antiquata e fuori tempo, quando si tratta - semmai - di nuovi scristianizzatori che sognano di ridurre il Vangelo a un manuale per giovani marmotte; dall’altro una gerarchia incapace di reagire, che subisce - o peggio, asseconda - un giustizialismo che dilaga nella Chiesa come la cultura della gogna nel resto della società. Senza la minima opposizione a chi pretende che la denuncia sia condanna, le accuse siano prove e le testimonianze sentenze.

Insomma, una Chiesa da Pell d’oca.