Accessibilità:
-A A +A
Print Friendly, PDF & Email

La mobilità dei disabili e il rischio Coronavirus

Opinionista: 

La seconda ondata della pandemia, con tutto il peso delle sue conseguenze sul piano della salute, dell'economia e dei rapporti sociali, ha fatto passare in sordina un'importante ricorrenza: la “Giornata Internazionale delle persone con disabilità” che si celebra il 3 dicembre di ogni anno. Istituita nel 1981 - Anno Internazionale delle Persone Disabili – questa iniziativa si pone l'obiettivo di promuovere una più diffusa e approfondita conoscenza sui temi della disabilità, sostenendo la piena inclusione delle persone diversamente abili in ogni ambito della vita. Ben consapevoli che non può bastare un giorno per tutelare i diritti ed il benessere delle persone con disabilità. Il problema è serio e dovrebbe richiamare l'attenzione generale sempre, 365 giorni l'anno, tanto più in questo drammatico momento storico in cui gli effetti sociali della diffusione del Covid-19 non possono che accentuare la discriminazione nei confronti di chi è affetto da patologie invalidanti. Già in tempi “normali” la vita dei portatori di handicap non è facile, irta com'è di ostacoli di ogni tipo che complicano, se non addirittura impediscono, la loro piena integrazione nel contesto sociale e, quindi, la loro partecipazione a pieno titolo a qualsiasi attività lavorativa, culturale e ricreativa. Eppure, l'articolo 3 della Carta Costituzionale è inequivocabile: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese”. Uno splendido principio che, purtroppo, nonostante siano trascorsi più di 70 anni dalla promulgazione della Costituzione italiana, stenta ancora ad affermarsi concretamente nella vita quotidiana. Però, bisogna anche riconoscere che importanti passi avanti in questa direzione sono stati, comunque, compiuti. Nel settore della mobilità, in particolare, sono state emanate una serie di disposizioni e direttive volte proprio a tutelare i diritti e i bisogni dei disabili, al fine di poter facilitare il loro spostamento sul territorio. Si pensi, a titolo d'esempio, all’articolo 7 del Codice della Strada che, nei casi di limitazione o divieto della circolazione veicolare, prevede una deroga in favore delle persone con limitata o impedita capacità motoria, equiparando la posizione di tali categorie ai soggetti portatori di interessi connessi ad attività istituzionali, quali le forze dell’ordine. Così come significative agevolazioni sono state introdotte sul piano economico, tra cui la riduzione dell'Iva per l'acquisto dell'auto e dei relativi adattamenti tecnici da apportare, l'esonero dal pagamento del bollo auto e l'esenzione dall'imposta di trascrizione sui passaggi di proprietà. E proprio recentemente, su proposta dell’Aci, è stata introdotta un’altra importante modifica al Codice della Strada: l'istituzione di una piattaforma informatica unica nazionale delle targhe associate ai permessi di circolazione dei titolari di contrassegni invalidi. Tale archivio consentirà a questi soggetti di usufruire su tutto il territorio nazionale delle esenzioni riservate ai veicoli ai quali è associato il contrassegno H, evitando, così, la fatica e lo stress di dover preventivamente segnalare la loro presenza alle autorità competenti, per avvalersi delle deroghe previste lungo le strade con limitazione di circolazione. Ed ora speriamo che al più presto il Parlamento torni ad interessarsi della riforma del Codice della Strada al cui interno, fra l’altro, è prevista una rilevante novità per i diversamente abili: la possibilità di fruire gratuitamente delle strisce blu, quando i posti auto a loro riservati siano occupati. Niente di rivoluzionario, d'accordo, ma si tratta pur sempre di un importante segnale di cambiamento: per abbattere le barriere architettoniche, infatti, prima di tutto bisogna vincere quelle mentali e culturali.