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La nobile arte della solitudine

Opinionista: 

Succederà così, vedrete: a sorpresa, un decreto del governo ci dirà che siamo guariti e sopravvissuti e che possiamo finalmente riprenderci la nostra vita. E noi, che in tutti i giorni della quarantena non abbiamo fatto altro che pensare alle mille cose non potevamo più fare, ci chiederemo: “E mò che faccio?" La barba, intanto, che è cresciuta e ci fa sembrare più vecchi e trasandati. E poi, bisogna ancora lavarsi le mani oppure non ce n'è più bisogno? Ma sì, dai, per sicurezza, ormai ci siamo abituati. Il primo desiderio sarà di uscire a cercare lei per abbracciarla. Perchè per tanti giorni l'ipotesi di morire ci ha fatto stemperare certi livori accumulati e ci siamo cercati al telefono, su what's up, su facebook. E quella paura ci ha fatto riaprire un cassetto dove c'erano le emozioni belle che sembravano ricoperte e cancellate da quelle brutte. Perché questa epidemia, ammettiamolo, ci ha costretti a riavvolgere il film della nostra esistenza con quei flash improvvisi di momenti che credevamo di essere riusciti a dimenticare. Invece quei momenti erano lì da qualche parte e non aspettavano altro che l'occasione per venir fuori. Colpa della solitudine. E la solitudine è nemica dell'oblio. E pensate davvero che sia agevole gestire la solitudine? Non lo è, perchè la solitudine è un'arte, e ha bisogno di essere allenata, curata, perfezionata. Ha bisogno di essere amata. Come ogni arte. E molti di noi erano impreparati perchè la ignoravano. Occorre talento ed esperienza e dai post su facebook, ironici o inneggianti al tricolore e all'inno nazionale e ai vaffanculo dal balcone si percepiva la percentuale della nostalgia da spritz a via Caracciolo. E null'altro. Vi leggo sui social e vi visualizzo, e potrei dire con certezza come siete vestiti, se siete ancora in pantofole, se state fumando, se vi siete sbarbati e avete già fatta la doccia o lavato soltanto le mani. Riesco anche a capire cosa avete cenato ieri. Siete in crisi di astinenza da abbracci? Davvero? Ma quando è successo l'ultima volta che avete abbracciato con convinzione qualcuno? Adesso il grido di dolore lacerante e disperato è abbracciame cchiu forte. Poi vi passerà in estate, quando sarete a Capri o Ibiza o in Sardegna o a Mondragone. E l'abbraccio tornerà ad essere uno step non necessario tra una rapida sfilata di pantaloni e un po' di sesso pomeridiano. Sì, in estate quando scapperete dalla città "in cerca di tranquillità e solitudine per rilassarmi". Tranquillità e solitudine? A Ibiza? A Ischia? La solitudine tranquilla sarà invece qui in città, tra le blatte e gli scarrafoni che escono dai tombini asciutti, con la metro che riprende i suoi rassicuranti orari estivi, con il salumiere che resta sempre aperto perchè non vuole darla vinta al supermercato e continua la sua battaglia disperata e non si convince di aver perso la guerra e parla con te mezz'ora di suocere e mozzarella sul marciapiedi deserto. La solitudine felice è incontrare inaspettatamente lei che è rimasta in città, perchè queste sono le magie che ti può regalare un ferragosto solitario in città e allora due linguine con le cozze nella trattoria sotto le frasche, e alla vita davvero non potresti chiedere nulla di più. Perchè la solitudine è arte, è talento. È scelta di vita. È libertà. E tanti oggi si ritrovano soltanto in una momentanea e sgradevole situazione di arresti domiciliari senza Fabio Caressa e Sky Sport. Perché, se ci fossero, ma chi se ne fotterebbe degli abbracci?