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La pantomima di Renzi e il silenzio del Colle

Opinionista: 

Acosa punta Renzi? Qual è il vero obiettivo del braccio di ferro sulla legge elettorale? Semplice: i voti. Quelli di oggi e di domani. Ingaggiare una battaglia all’ultimo sangue con la minoranza Pd a poche settimane dalle elezioni regionali assicura a Renzi il consenso immediato. Non perché agli italiani importi qualcosa della riforma elettorale, ma perché il premier si autorappresenta come il capo di un manipolo d’innovatori decisionisti, finalmente pronti a rottamare una Costituzione vecchia e vissuta ormai come un impedimento sulla strada della governabilità. Che tutto ciò Renzi lo faccia da sinistra, poi, non fa altro che aumentare il fascino e l’appeal della sua sfida anche su tanti elettori di centrodestra rimasti orfani di rappresentanza. Poco importa, naturalmente, che nulla dell’autorappresentazione renziana corrisponda alla realtà: le tasse invece di diminuire sono aumentate, le modifiche alla Costituzione non sono decisive (basti pensare alla rinuncia al presidenzialismo e alla mancata abolizione del Senato), mentre il braccio di ferro sull’Italicum è solo apparente, visto che Renzi - come il voto di ieri ha ampiamente dimostrato - sa già di avere i numeri per far passare la legge. L’unica cosa reale sono i 10 miliardi di Iva o di tagli in più che gli italiani dovranno pagare come conseguenza della mancata crescita dell’economia. E di cui nessuno parla. Insomma, una pantomima. Messi in tal modo in cassaforte i consensi di oggi per le Regionali, il Governo si appresta ad approvare una legge elettorale a proprio vantaggio in grado di garantirgli i seggi nelle elezioni di domani anche col minimo dei voti. Tuttavia, ciò non sarebbe possibile senza il puntello che il Quirinale rappresenta nel disegno politico renziano. In queste settimane se ne sono viste di tutti i colori, ma Mattarella ha osservato e continua ad osservare un rigoroso silenzio. Che ne è stato dei richiami di Napolitano contro le riforme a colpi di maggioranza? Con Mattarella sono diventati carta straccia. L’inquilino del Colle non sente l’obbligo di intervenire - magari anche solo formalmente - neanche quando il premier minaccia un giorno sì e l’altro pure le elezioni anticipate contro i parlamentari che non si allineano. Una decisione, com’è noto, che spetta solo al Presidente. Insomma, con un’opposizione inesistente (Fi) o a vocazione minoritaria (M5S e Lega), la Presidenza della Repubblica ridotta ad un ruolo subalterno e partiti polverizzati, per Renzi la strada è più che spianata. No, non è una “democratura”. È solo il ridicolo.