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La Villa comunale e la resa della politica incapace

Opinionista: 

L’affidamento della Villa comunale di Napoli - vero e proprio monumento cittadino - a soggetti privati da parte dell’Amministrazione comunale, è la fotografia di un fallimento politico-amministrativo persino al di là della questione di merito. Non sapendo preservare il verde, l’arredo urbano, le aree commerciali, le periferie, la giunta de Magistris ha formalmente gettato la spugna: “Fate voi, che noi non ce la facciamo”, questo il messaggio di un sindaco disastroso. Per salvare dal degrado il grande verde di Chiaia, si sono così fatti avanti associazioni che operano nel settore ambientale. Si tratta di una disponibilità meritoria che tuttavia condanna ancora una volta quest’Amministrazione comunale incapace e inerte che, in tutti questi anni di poltrone scaldate tra mille giravolte politiche, non ha saputo garantire neppure il verde pubblico cittadino, neppure una banale manutenzione ordinaria. Risultato? Pure la nostra Villa comunale è diventata terra di nessuno, con palme morenti e aiuole dissestate. A pochi passi da un lungomare inutilmente liberato dalle auto senza la benché minima visione di una sua rifunzionalizzazione al servizio di un turismo sostenibile. Le domande che ci siamo posti come Lega sono sorte spontanee. Perché ricorrere ad affidamenti diretti e senza regole che inevitabilmente scatenano polemiche? Che fine hanno fatto i 2 milioni di euro stanziati nel Piano Strategico della Città Metropolitana di Napoli e annunciati dal sindaco de Magistris nel maggio 2019 proprio per la Villa comunale? Infine, che ne è stato dei circa 14 milioni di fondi europei previsti per i parchi comunali di Napoli? Non abbiamo avuto risposte, ma non demordiamo. Lo dobbiamo ai napoletani che reclamano una stagione di riscatto. La verità amara è che questi dieci anni di rivoluzione arancione finita con la fuga nella incolpevole Calabria sono stati caratterizzati dalla mancanza di una visione complessiva della città, finalizzata a mutarne il volto, a modernizzarla, a renderla competitiva con le altre grandi capitali europee. Si è pensato a favorire piccole combriccole, ad effettuare continui rimpasti di giunta per accontentare gli scontenti di turno, a galleggiare nel mare della mediocrità. Dieci anni costellati di scorciatoie amministrative, di immobili regalati agli amici dei centri sociali con delibere ad hoc su presunto benecomunismo, di interessi imprenditoriali familistici, di emergenze sociali lasciate esplodere, nella terza città d’Italia, senza assumere la benché minima iniziativa. Un quadro disarmante, testimoniato dai numeri: soltanto il 13 per cento dei tanti fondi europei messi a disposizione di Napoli sono stati impegnati. Non si tratta di freddi calcoli perché questa totale insipienza amministrativa e gestionale si è tradotta in dolorosi effetti sulla vita quotidiana dei napoletani. Viabilità, trasporti, sicurezza, servizi pubblici, manutenzione urbana, in cosa non hanno fallito de Magistris e i suoi? Nell’essere sempre in televisione a cercare visibilità. E come non ricordare i 250mila euro spesi in piena pandemia per le luminarie o la flotta per accogliere i migranti? Ai bilanci però è tempo di aggiungere proposte, perché il Nostro Posto non debba vivere una nuova stagione disastrosa. Come Lega siamo già al lavoro per offrire a Napoli, nella prossima Amministrazione che guideremo, un piano di rigenerazione della Città, nella quale dare spazio anche ad un progetto di riqualificazione del verde cittadino. Non si tratta soltanto di preservare e valorizzare lo straordinario patrimonio artistico e storico della città, ma anche di rimettere in moto l’economia, sostenendo un tessuto economico e produttivo che oggi più che mai ha bisogno di uno shock per risollevarsi. L’operazione di allargamento alla società civile che, con Matteo Salvini, la Lega ha avviato anche qui va esattamente in questa direzione. Noi siamo aperti al contributo di tutti quelli che sono stanchi di amministrazioni fanfaronistiche e clientelari per restituire Napoli al suo ruolo di capitale del Mezzogiorno e di faro internazionale. Avanti chi ci sta.