Accessibilità:
-A A +A
Print Friendly, PDF & Email

L’algoritmo politico sulla giustizia in crisi

Opinionista: 

Un Parlamento che non preme sulle riforme della giustizia mostra sintomi di una grave ed irreversibile malattia. In effetti sembra che qualsiasi partito arrivi alla plancia di comando parli parli ma poi non attui mai una riforma della giustizia, pragmatica e condivisa con gli avvocati che esercitano l’amministrazione pratica nei Tribunali. Schemi, trasformazioni riforme strampalate annunciate ma mai neanche applicate. Le chiamano oramai “illazioni sul futuribile”. Sempre più si presenta agli occhi degli italiani quello che gli avvocati giornalmente da anni denunciano: la vergognosa condizione della giustizia italiana che non cammina più. Politici che cercano il disordine universale della materia, magistrati che creano logge straordinarie alternative massoniche (lobby, che ricordano la P2, finalizzata a condizionare le nomine e la vita giudiziaria e politica italiana). Non se ne esce più ed anche la strada di chiedere agli elettori con dei referendum di prendere loro la decisione è strategicamente una scelta legata ad alimentare confusione e caos. La gente non sa e non capisce cosa è la riforma della giustizia. Son anni ed anni che parlano di attivare una responsabilità civile dei magistrati (se sbaglia il medico paga l’ospedale ed il medico, se sbaglia l’avvocato ha l’assicurazione che lo copre… tranne in aula di tribunale civile e penale rimane l’alea). In realtà, unica chiarezza che traspare è l’opera della ministra Marta Cartabia che vorrebbe sgravare i tribunali con il trasferimento in Mediazione civile e commerciale di tutto il possibile e l’immaginabile (osteggiata da chi non vuol risolvere i problemi ma peggiorarli), ma per il resto si rischia francamente di creare un algoritmo che faccia farneticare la giustizia e che crei un corto circuito di tutta la politica sulla giustizia.