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Le “Sardine” sono già andate a male

Opinionista: 

E così le “Sardine” hanno scelto Scampia, nel Nostro Posto, per il loro raduno nazionale. Da sinceri e onesti democratici, non potevamo non salutare con piacere la comparsa di un movimento spontaneo, specie se giovanile. Credo che tutti avevamo guardato con simpatia ai primi passi di questo movimento che sembrava animato da un approccio anche spiritoso ad un tema terribilmente serio come quella della degenerazione della politica in questa difficile stagione. E abbiamo pure simpatizzato per queste ragazze e questi ragazzi che erano sembrati capaci di mobilitare migliaia di persone via Facebook e che avevano promesso di non voler mai essere o diventare un partito politico. Quella delle “Sardine” però - per restare in tema ittico - si è ahinoi rivelata una promessa da marinaio. Da subito, senza tradire nemmeno un po’ di imbarazzo, hanno aderito organicamente alla sinistra del Pd e degli altri partiti di sinistra in Emilia e in Calabria, scegliendo il “nemico” da attaccare, e a volte direttamente da offendere, cioè Matteo Salvini e il centrodestra. Insomma, da movimento autonomo e spontaneo, si sono trasformati in strumento, di altri, al cui servizio far campagna elettorale. O forse lo erano già e sono nati proprio per questo. Ormai i loro leader - quando non sono impegnati a farsi la guerra tra loro a colpi di comunicati stampa - imperversano in tv, proprio nei talk show che contestavano, invocando il cambiamento, anche loro. Anche loro senza dire come... Se non bastasse, celebrate da una certa stampa radical chic, le Sardine hanno pure violato l’impegno a restare lontane dalle sirene del “Palazzo”, al punto che ora hanno deciso di “formalizzare” una assemblea per decidere come “mutare” il loro impegno (e trasformarsi in un partito o in una “corrente”), comunicando che l’evento (fondativo) si terrà appunto a Scampia nel prossimo mese di marzo. Una scelta che conferma come le Sardine, prima ancora di scendere in campo, sono già iscritte nella lista degli ipocriti della peggiore sinistra. Quella che in periferia ci mette piede giusto per dimostrare vicinanza al “popolo”, salvo poi tornarsene subito dopo nei suoi salotti eleganti, come insegna, proprio a Napoli, la pietosa gestione di Luigi De Magistris. Mai sindaco ha mostrato tanto disinteresse per le periferie come questo parolaio, tanto pronto a parlare di bene comune e di aiutare chi è indietro, quanto a restare poi assolutamente inerte. Intanto, Scampia e i suoi abitanti si preparano a doversi sorbire pure l’ennesimo happening della doppia morale, ad ascoltare slogan e a sentire per l’ennesima volta gli stessi discorsi. Magari ci verrà pure Roberto Saviano che, per primo, ha capito come far soldi sulla demonizzazione worldwide di quel territorio, tracciando di Scampia un’immagine fatta solo di camorra, morte e degrado. Anzi, me lo immagino già il circo delle “anime belle” impegnato a partecipare in massa a feste e “dibattiti”. E poi a concedersi pure un bel tour per le strade di “Gomorra”, in cerca di emozioni forti a buon mercato, da raccontare agli amici al ritorno nelle loro belle abitazioni in centro. La verità è che a Scampia - come dicono i suoi abitanti - non servono certo raduni che somigliano tanto a gite allo zoo. A Scampia e nelle altre periferie servono lavoro, servizi, sicurezza. E per far questo occorre una programmazione seria, progetti, impegni finanziari, un’amministrazione che funzioni, una visione strategica. Invece, con le “Sardine” - scomparso subito l’impegno di contrastare il linguaggio dell’odio e di lavorare per rendere più trasparente la pubblica amministrazione - siamo purtroppo di fronte ad una ritualità consunta, fatta di luoghi comuni e di frasi fatte che allontanano la gente. Lo dimostra il flop del flash mob a Napoli di sabato scorso: quattro gatti in piazza a lanciare slogan copiati dai filmati in bianco e nero dei cortei dei loro nonni. Un flash mob per giunta accompagnato dai danni arrecati ai commercianti del centro storico, costretti a chiudere, dai fastidi ai turisti che volevano godersi quei luoghi e ai napoletani che speravano in un sabato di sereno struscio. Forse sono troppo severo, lo so. Ma ai ragazzi si può perdonare (quasi) tutto, non di essere già vecchi dentro.