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Le donne e il marito “curnuto e mazziato”

Opinionista: 

Cari amici lettori, mi correrebbe obbligo, questa settimana, di occuparmi della grave crisi internazionale suscitata dall’aggressione del governo ucraino al noto artista italiano Al Bano (all’anagrafe Albano Carrisi). Ma non sono un fan di Al Bano, né delle sue mogli Romina Power e Loredana Lecciso e, per quel che ricordo, egli non è nuovo a questi conflitti, essendo già stato inserito, nove anni fa, nella lista delle persone indesiderate dal governo azero. Non posso fare a meno, tuttavia, di osservare che la nostra economia subisce seri danni per le sanzioni alla Russia, imposteci dall’Ue a sostegno del governo da operetta che rifiuta l’accesso al Carrisi sol perché ammiratore di Putin. Io voglio, invece, occuparmi di donne. Io apprezzo le donne. Certo, esse non sono più delle calamite per me, come accadeva negli anni belli della mia gioventù. Certo, mi capita spesso di condividere il pensiero di Ferdinando Russo, che al suo “luciano” fa ricordare “fémmene assai chiù bèlle ‘e chélle ‘e mo”: ciò accade quando confronti il fascino femminile di dive del tempo della mia adolescenza (da Rita Hayworth a Marilyn Monroe, da Ava Gardner a Sophia Loren, da Elizabeth Taylor a Brigitte Bardot) alle insipide ragazze che oggi affollano i teleschermi. Tuttavia, non posso fare a meno di ammirarle. Questo m’impone, ovviamente, di escludere dalla categoria alcuni personaggi, come quelli che espongono il cartello: “Dio, patria e famiglia, che vita di merda”. Non ammiro la Cirinnà, né la Bonino, né la Bindi, né la Boldrini: non solo e non tanto per motivi di estetica. La bellezza fisica non è tutto, poiché la vita non può essere confusa con il concorso per eleggere una miss. Ed ecco pronta, come il cacio sui maccheroni, la notizia che sembra smentire questa verità. Viene, tanto per cambiare, da un’aula di sedicente giustizia, ove due imputati di stupro sono stati assolti perché l’insufficiente venustà della vittima rendeva inverosimile il delitto. La Cassazione ha annullato la sentenza, resa da un collegio di Corte d’appello interamente femminile nei confronti di due peruviani accusati di aver violentato una connazionale ventiduenne, giustamente ritenendo inidonea la motivazione “lo stupro non è credibile perché la vittima è brutta”. Colpisce, in questa farsesca vicenda, la totale mancanza di solidarietà (e di umana comprensione) delle magistrate nei confronti della vittima del loro stesso sesso. E poi si parla di maschilismo! Ancora un’amena vicenda che riguarda il gentil sesso. Sotto processo l’infermiera trentacinquenne che ha partorito un bambino avuto dalla relazione con il ragazzo tredicenne al quale dava ripetizioni. Tecnicamente la violenza carnale c’è, ma lo scandalo mi sembra davvero eccessivo. La pedofilia non è soltanto degli uomini verso le ragazzine, ma anche delle donne verso i ragazzini. Un tempo, quando ancora non era stato inventato il me-too, si parlava di nave- scuola: nulla di meglio di una donna adulta per iniziare al sesso un maschietto adolescente, capace di apprezzare, anche a scopo didattico, l’affettuosa tenerezza di un’amica della madre. Ciò che è, purtroppo, mancato in questa vicenda è il senno della donna matura, che non ha adottato le necessarie cautele per evitare la procreazione. Sembra accertato, ormai, con il testo del Dna, che il ragazzino è padre biologico del neonato, denunziato come figlio legittimo: ciò, a quanto pare, ha indotto il pm a indagare il marito della donna per false dichiarazioni all’anagrafe. Poveraccio, è proprio il caso di definirlo “curnuto e mazziato”!