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Lo stile del governatore di Palazzo Santa Lucia

Opinionista: 

Sarà anche un turista svedese, come lo ha etichettato il suo rivale Stefano Caldoro, apprendendo le notizie sull’inchiesta che ha sconvolto Palazzo Santa Lucia, o un Pinocchio, come ha titolato ieri il “Roma” in prima pagina; è vero anche che lo stile del governatore Vincenzo De Luca potrà essere discutibile, ma non si può dire meno che pecchi di determinazione. L’inchiesta, ovviamente, farà il suo corso e chiarirà eventuali responsabilità: “Concorso in corruzione per induzione” o “parte lesa”? È, però, certo che il passato del governatore dimostra che non ama seguire prassi inveterate, rifugge da vincoli, preferendo rompere gli schemi. E in questa prima fase della sua presidenza in Regione, lo ha dimostrato in più occasione. Accadde agli inizi del suo primo mandato salernitano, quando alcuni sindacalisti abituati a interpretazioni piuttosto estensive della facoltà di assentarsi dalle postazioni di lavoro vennero prima richiamati all’ordine, poi fatti oggetto di drastici provvedimenti disciplinari. È successo, a ben altro livello, qualche giorno fa, con la vicenda del Direttore generale dell’Agenzia regionale per la sanità, Angelo Montemarano. De Luca aveva fatto capire che intendeva procedere a un avvicendamento del vertice Arsan. Le resistenze incontrate sono state superate in maniera singolare. Anziché cancellare la casella Montemarano, De Luca ha annunciato di voler liquidare l’intera l’Agenzia, etichettata come “struttura per clientele”. In questa sede non si entra nel merito delle capacità gestionali dimostrate da Montemarano nell’assolvimento della sua funzione. Non si ha alcuna velleità di giudicare se è giusto abolire l’Arsan o se la tecnostruttura di supporto all'attività del Consiglio e della Giunta regionale ha una sua ragione d’essere, tanto più se si considera quanto affermato da Montemarano, ossia che il personale è tutto “comandato” a costo zero, senza ricadute per il bilancio. Quello che preme rimarcare è l’attitudine del Presidente della Regione a sgombrare il campo da ostacoli e inerzie, pur di ottenere il risultato voluto. Una caratteristica che può tornare utile, specie si considera la tendenza opposta finora emersa su fronti istituzionali, dalle bonifiche interminabili a Bagnoli e Napoli est ai clamorosi ritardi nella spendita di fondi comunitari, con grandi progetti che si trasformano col tempo in enormi illusioni. Ben venga dunque l’accelerazione dell’inchiesta. De Luca è agli inizi del suo mandato e già rischia di essere travolto da una bufera che in queste ore sta diventando sempre più insidiosa. L’auspicio è che, saltati gli ostacoli giudiziari, nel mantenere gli impegni elettorali, metta in circolo la stessa verve e soprattutto la stessa capacità di problem solving dimostrata nel liberarsi di chi riteneva, a torto o ragione, inadeguato al compito.