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Mi confidò il suo sogno: voglio diventare scrittore

Opinionista: 

La lunga storia di amicizia si perde nel ricordo di anni eroici circa mezzo secolo fa (!), quando Luciano era ingegnere all’Ibm e lavorava a Milano, pur volendo a tutti i costi diventare scrittore. Un giorno, a metà degli anni settanta, che con lui, Renzo Arbore e Mariangela Melato, eravamo tutti insieme a Capri, mi confidò il suo sogno: diventare uno scrittore. Mentre attraversavamo via Camerelle e gli facevo un’intervista, lui già ingegnere, amico di mio fratello Gerardo e amico dei miei grandi amici, insisteva perché leggessi le bozze che portava sempre con sé. Lo feci con un pizzico di incredulità e poi emozione per tanta sapienza, umorismo, sentimento e amore per Napoli. Inutile dire che il libro era “Così parlò Bellavista”, primo di tanti altri, che, poi pubblicato nel 1977, immediatamente conquistò un grandissimo successo. Nella sua dimensione quotidiana Luciano era speciale. Bello come pochi, con occhi di cielo e sorriso incantatore, era sentimentale e tanto gentile da riuscire a cogliere negli altri le cose che amava. Aveva raccontato Napoli e i suoi vizi e vezzi, prima nel libro e in seguito ancora di più nel film dallo stesso titolo che gli valse tanti premi e la stima di amici importanti: da Renzo Arbore a Marisa Laurito, passando per Federico Fellini. Considerava Napoli l’ultima speranza e la amava come un innamorato può farlo, sempre pronto a ribattere quando veniva da me stuzzicato perché si era trasferito a Roma. “Dici una sciocchezza, il tragitto Roma-Napoli è come una corsa in tram”, sosteneva, dicendomi che lo faceva, spesso e volentieri, ogni volta che gli prendeva il sentimento e la nostalgia. Un amico buono e intelligente, negli anni diventato un autore di grandissimo successo, grande esperto di filosofia, tradotto in tutte le lingue possibili, rimasto l’amico di sempre: affettuoso e legato all’amatissima figlia Paola e al suo unico nipote così come agli amatissimi Renzo e Marisa. Soltanto pochi giorni fa, in occasione del grande concerto dell’Orchestra Italiana all’Arena flegrea, Renzo Arbore ne parlava commosso e Marisa Laurito rimaneva a Roma per stargli vicino: «Non voglio lasciarlo, resto con lui», lei che per tutta la vita è stata la sua grande amica. I miei ricordi di Luciano sono tanti, anche del film condiviso “Sabato, domenica e lunedì”, con la regia di Lina Wertmuller, di una crociera fatta per presentare uno dei suoi tanti libri, quelli di cene, cenette, incontri, presentazioni dei suoi testi filosofici che abbiamo fatto in giro per la Campania, anche delle sue confidenze e malinconie, ma nel momento in cui noi tutti l’abbiamo perso, nella nostra lunga storia di amicizia e di stima vince il ricordo del suo sorriso, delle sue parole sempre affettuose, segnate dalla luce del’intelligenza e dell’affetto. Ciao, caro/carissimo Luciano, Ti voglio bene.